Draghi presto a Mosca: “Si incontrino Putin e Zelensky”

Il premier Mario Draghi ed il presidente russo Vladimir Putin in una ricostruzione grafica. (ANSA)

BRUXELLES. – La guerra di nervi tra Occidente e Russia potrebbe diventare presto una guerra economica. E a perderci non sarebbe solo Mosca. É su questo binario che l’Italia scende ufficialmente in campo per provare a riannodare i fili della crisi ucraina.

Sarà il presidente del Consiglio Mario Draghi in persona a volare al Cremlino scommettendo sul suo prestigio internazionale e sul ruolo di raccordo tra la Russia e gli alleati atlantici che Roma negli ultimi anni ha più volte rivestito. La data della missione non è stata ancora fissata ma potrebbe cadere entro due settimane. Nel frattempo a Mosca è volato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Portando un messaggio chiaro: “Per una soluzione diplomatica, si può contare sull’Italia”.

Nella strategia del governo, spiegano fonti qualificate, sussistono due assiomi: le sanzioni possono avere dei costi economici e finanziari elevati per l’Italia e per l’Ue ma, in caso di ulteriore escalation della crisi, la fedeltà di Roma all’Alleanza atlantica non è e non sarà mai in discussione. E le parole di Draghi, dopo il Consiglio Ue informale di Bruxelles, contribuiscono a spazzare via qualsiasi dubbio sul posizionamento di Roma.

“Dobbiamo perseguire la strategia della ferma deterrenza, non dobbiamo mostrarci deboli”, sottolinea il presidente del Consiglio bocciando come “non serie” le presunte azioni di de-escalation portate avanti da Mosca. Unità dei Paesi membri dell’Ue e nessun arretramento sui valori fondanti della Nato sono gli altri due pilastri che Draghi indica nella strategia da perseguire con Mosca.

Tuttavia, la linea dura del premier non chiude al dialogo ma anticipa, tatticamente, la vera mossa pensata a Roma: “Nei prossimi giorni sarò a Mosca, l’obiettivo è far sedere al tavolo il presidente russo Vladimir Putin e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky”, è l’annuncio del capo del governo.

Draghi, che mercoledì sera ha partecipato al vertice sul Sahel organizzato dall’alleato francese, è volato a Bruxelles solo per partecipare al vertice sull’Ucraina. Subito dopo il premier è tornato a Roma, dove la maggioranza ribolle e dove lo attendeva il presidente Mattarella. Ma al tavolo su Kiev Draghi non aveva alcuna intenzione di rinunciare. In ballo non c’è solo una crisi internazionale dai risvolti imprevedibili ma anche la crisi economica che potrebbe essere innescata dalle estese e profonde sanzioni ce la Commissione Ue sta preparando. Con un’appendice: la maggioranza che sostiene il governo rischia di spaccarsi anche sul dossier ucraino. E a testimoniarlo c’è una certa prudenza nei posizionamenti dei partiti sulla crisi.

L’Italia più volte nei giorni scorsi ha ricordato ai suoi partner i severi costi che le sanzioni alla Russia potrebbero avere. In ballo ci sono investimenti e prestiti da centinaia di migliaia di dollari messi in campo in Russia, oltre all’effetto collaterale più allarmante, quello energetico. Sulla linea delle sanzioni come ultima ratio l’Italia può avere al suo fianco Parigi e Berlino. E può contare, spiegano fonti di governo, sulla fiducia che Mosca ripone nel ruolo di Roma come leale mediatore.

“Le armi lascino spazio alla diplomazia, la pace è l’unica via”, ha scandito Di Maio in conferenza stampa con Lavrov, riferendo della “disponibilità di Mosca ad una soluzione diplomatica” che, appunto, “eviterebbe ogni tipo di sanzioni”. E preannunciando la possibilità della visita di Draghi al Cremlino, sulla quale il titolare della Farnesina ha giocato il ruolo di apripista con il collega e “amico” Serghei.

(di Michele Esposito/ANSA).

Lascia un commento