Long Covid colpisce la mente, più disturbi

Il reparto di terapia intensiva Covid dell'Ospedale Maggiore e Oglio Po di Cremona
Il reparto di terapia intensiva Covid dell'Ospedale Maggiore e Oglio Po di Cremona.

ROMA. – Il Long Covid non colpisce solo il corpo, ma anche la psiche. Chi ha affrontato la malattia da SARS‑CoV‑2 ha infatti un rischio del 60% più alto di sviluppare disturbi mentali entro un anno dall’infezione. Ansia, depressione e problemi di sonno i più frequenti.

Lo dice una ricerca pubblicata sul British Medical Journal (Bmj) che evidenzia come il rischio sia maggiore tra chi ha avuto una forma severa di malattia, ma emerga anche tra coloro che non hanno avuto bisogno di ricovero ospedaliero. Nel dettaglio, lo studio mostra come, a meno di un anno dall’infezione, tra i guariti si registri un aumento di diagnosi o prescrizione di farmaci per disturbi mentali pari a 64 casi in più ogni 1.000 persone rispetto a chi non ha contratto il virus.

In particolare, tra chi si era ammalato è stato riscontrato un incremento di 24 casi di disturbi del sonno per 1.000 persone, di 15 casi per 1.000 di sintomi depressivi, di 11 per 1.000 di declino neurocognitivo e di 4 per 1.000 di disturbi da uso di sostanze (esclusi gli oppioidi).

La sofferenza psichica, però, non riguarda solo i malati di Covid. Un’analisi condotta in Italia dalla Fondazione The Bridge mette in evidenzia come si stia osservando un aumento generalizzato di questi disturbi. La ricerca, denominata “Pazienti no Covid, l’iceberg della pandemia”, si riferisce al periodo marzo 2020-maggio 2021 e mostra che nella popolazione generale il rischio di sviluppare sintomi psichici è aumentato del 95%, quello di dipendenze patologiche è aumentato del 90% e il consumo di farmaci come gli ansiolitici e gli psicotropi dell’85%.

La minaccia della pandemia e il suo impatto sull’organizzazione dei servizi sanitari ha avuto effetti drammatici anche sulle condizioni degli utenti già in carico ai servizi di salute mentale: secondo lo studio, l’aderenza terapeutica è calata del 68% mentre il rischio suicidario è cresciuto del 63%.

“Sono dati allarmanti che non possono non essere presi in considerazione dal Governo. Il tema delle fragilità mentali deve avere la priorità nell’agenda del Governo”, commenta Rosaria Iardino, presidente di Fondazione The Bridge. Allarme condiviso dal presidente del Consiglio Nazionale degli Ordini degli Psicologi, David Lazzari. “Ci sono milioni di italiani che, pur non essendo malati mentali, non stanno bene, hanno una condizione di malessere, fatica e dolore psicologico. Un bisogno diffuso che richiede una risposta psicologica sul piano dell’ascolto, sostegno ma anche prevenzione e potenziamento delle risorse personali e collettive”.

Sul web è intanto partita una petizione popolare per chiedere al Governo italiano di introdurre il Bonus Salute Mentale. Per Lazzari sarebbe “un segnale importante, che riconosce il problema e la necessità di interventi strutturali innovativi”.