Tumori seno, chirurgia diventa sempre più ‘soft’

Una donna forma con le dita il simbolo del cuore e dentro quello del tumore al seno.
Una donna forma con le dita il simbolo del cuore e dentro quello del tumore al seno.

ROMA. – Oltre la metà delle pazienti con tumore al seno che oggi sono candidate a un intervento chirurgico invasivo per l’asportazione dei linfonodi dell’ascella può essere trattata, invece, con un intervento conservativo, che ha meno complicanze, un minore impatto estetico e salvaguarda la funzionalità del braccio.

La buona notizia arriva da un ampio studio dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO), pubblicato sulla rivista Future Oncology, che ha coinvolto 30.508 pazienti nel periodo 2000-2017. L’obiettivo dello studio era determinare il significato clinico della mancata visualizzazione del linfonodo sentinella, il primo dei linfonodi della rete linfatica che si dirama dalla ghiandola mammaria e che, se infiltrato da cellule tumorali, indica la diffusione del tumore nell’ascella.

La presenza di cellule tumorali in questo linfonodo viene verificata attraverso la biopsia, dopo che il linfonodo è stato individuato con la linfoscintigrafia preoperatoria. Tuttavia questa individuazione non sempre riesce. “Alcuni studi hanno ipotizzato che la mancata visualizzazione del linfonodo sentinella fosse segnale di metastasi e dunque un’indicazione per il chirurgo a procedere con lo svuotamento ascellare”, spiega Giovanni Corso, chirurgo senologo IEO, ricercatore dell’Università di Milano, coautore e promotore dello studio.

I ricercatori dello IEO hanno quindi deciso di continuare la ricerca del linfonodo sentinella in sala operatoria tra le 525 pazienti (1,7% del totale) in cui non era stato possibile identificarlo durante la linfoscintigrafia. I ricercatori hanno scoperto che nel 73% dei casi il linfonodo sentinella era visualizzabile in fase intra-operatoria e, tra questi casi, il 72,7%, era negativo.

Questo ha permesso di evitare la dissezione ascellare su 280 pazienti delle 525 che all’inizio dello studio erano candidabili all’intervento. “In conclusione abbiamo dimostrato che oltre la metà delle pazienti in cui il linfonodo sentinella non è visualizzabile, non ha metastasi ascellari e può evitare lo svuotamento dell’ascella”, afferma Francesca Magnoni, chirurgo senologo IEO e prima firma del lavoro.

“La tutela dell’immagine corporea di ogni donna è un valore che guida le nostre scelte cliniche e di ricerca. Questo nuovo studio eviterà la dissezione a migliaia e migliaia di donne”, conclude Paolo Veronesi, Direttore del Programma Senologia IEO e coautore dello studio.

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