Governo: Draghi spinge Pnrr, venerdì riforma Csm

Piazza Colonna e Palazzo Chigi, sede del Governo della Repubblica Italiana e residenza del presidente del Consiglio dei ministri.
Piazza Colonna e Palazzo Chigi, sede del Governo della Repubblica Italiana e residenza del presidente del Consiglio dei ministri.

ROMA. – Chiudere già venerdì il dossier più delicato, quello della riforma del Csm. E portare a casa a stretto giro anche le nuove regole per le concessioni balneari che tanto hanno fatto finora litigare gli alleati. Mario Draghi cerca di ridare slancio all’azione dell’esecutivo che, dopo due anni di pandemia e l’inevitabile rallentamento per dare spazio alla corsa al Colle.

Il premier si concentra sulle cose, molte, che ancora restano da fare a partire dalla più strategica, quella su cui il governo si gioca la sfida della crescita, cioè il Pnrr, tanto che per semplificare e accelerare il più possibile ancora la messa a terra dei progetti potrebbe arrivare, forse già la prossima settimana, un nuovo decreto legge.

Domani il premier sarà a Genova. La scelta non è casuale. La città è “emblematica”, è stata ferita e si è rialzata, in tempi record. Ha sperimentato per prima le regole semplificate per gli appalti, per la ricostruzione del Ponte, un modello in parte replicato per il Pnrr.

E sempre legata al Piano di ripresa e resilienza è il completamento della riforma della giustizia, che passa anche per il Csm. Dopo avere incontrato a lungo il premier e il sottosegretario Roberto Garofoli, la ministra Marta Cartabia sta incontrando di nuovi tutti i gruppi parlamentari, per illustrare le novità che dovrebbero arrivare sul tavolo del prossimo Consiglio dei ministri, in agenda per venerdì.

Il pacchetto prevede lo stop alle cosiddette “porte girevoli” tra magistratura e politica: chi viene eletto non potrà tornare ad esercitare la funzione giurisdizionale, in sostanza non potrà più fare il pm o il giudice, mentre chi viene ‘chiamato’ (ad esempio al governo) dovrebbe essere sottoposto a un regime diverso. E ancora non ci potrà più essere contemporaneità di incarichi (la ministra già a dicembre aveva chiarito “mai più casi Maresca”).

Per l’elezione si dovrebbe invece prevedere un sistema maggioritario binominale, con un correttivo proporzionale a tutela delle minoranze, mentre ci dovrebbe essere una stretta sulla separazione delle funzioni (inquirente e giudicante). I primi a far trapelare una sostanziale apertura sono i 5 Stelle, tra i più diffidenti sui ritocchi alla proposta di legge Bonafede. “Apprezzabile” che resti “sostanzialmente” l’impianto della riforma, fanno sapere, esprimendo però ancora dubbi sul meccanismo per l’elezione perché i correttivi non sarebbero ancora “sufficienti a evitare la spartizione tra correnti”.

La Lega,che sostiene i referendum sulla giustizia, si limita invece a ribadire la richiesta di una “riforma incisiva”. Il duello tra i partiti di maggioranza, che si va ricomponendo sul fronte del Csm, rischia di replicarsi sulle spiagge. Draghi ha fatto il punto con i ministri della Lega Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia, i più direttamente coinvolti sul tema.

Ma in previsione dell’incontro il Movimento, attraverso il suo capodelegazione Stefano Patuanelli, ha fatto sapere di garantire al premier il “massimo supporto” per la riforma di un settore che aspetta da “oltre 15 anni” una riforma, e che deve necessariamente passare per “le gare”. Ma nel rivedere le regole, avvertono i ministri leghisti, bisognerà tenere presente “le particolarità” come “i piccoli porti, gli alberghi in prossimità delle spiagge in concessione, il ruolo di regioni e comuni”.

L’obiettivo, per Palazzo Chigi, è arrivare a un intervento “condiviso” e che “tuteli il settore” tenendo conto delle sue complessità: proprio per questo nei prossimi giorni ci saranno altri incontri tecnici e il ministro Mariastella Gelmini ha fatto sapere che convocherà anche un tavolo con gli enti locali per “risolvere in modo definitivo il problema”.

(di Silvia Gasparetto/ANSA)

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