Di Maio-Guerini: “Fermezza e dialogo con la Russia”

Il ministro degli Affari Esteri Luigi Di Maio partecipa al Business Forum Ucraina Italia durante la missione a Kiev, Ucraina, 10 giugno 2021.
In un'immagine d'archivio, il ministro degli Affari Esteri Luigi Di Maio partecipa al Business Forum Ucraina Italia durante la missione a Kiev, Ucraina, ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA. – Unità, fermezza e diplomazia, senza ambiguità. I ministri degli Esteri e della Difesa Luigi Di Maio e Lorenzo Guerini tracciano la strategia dell’Italia, “al lavoro con l’Ue e la Nato per evitare il rischio di un’escalation militare della Russia in Ucraina”.

E lo fanno mettendo in chiaro davanti ai parlamentari delle commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato che mantenere un canale aperto con Mosca non significa “non vedere lo spiegamento di 130 mila militari russi sul terreno”, né rinunciare ai valori base, primi fra tutti la difesa dell’integrità territoriale dell’Ucraina e l’impossibilità di chiudere le porte della Nato a Kiev.

All’indomani dell’incontro tra il presidente francese Emmanuel Macron e quello russo Vladimir Putin, Di Maio sgombra anche il campo dai commenti su una fuga in avanti dell’inquilino dell’Eliseo: “E’ andato a Mosca come presidente di turno dell’Ue portando sul tavolo la linea” di Bruxelles e dell’Alleanza Atlantica.

“Il rapporto transatlantico – gli fa eco Guerini – è il cardine della sicurezza e della pace in Europa e chi coltiva l’obiettivo di dividerci resterà deluso”. Perché in un momento così delicato “unità” è una parola chiave, all’estero come in casa. Non a caso il titolare della Farnesina sottolinea l’importanza del ruolo della diplomazia parlamentare sul fronte del dialogo e “a difesa dei nostri principi e valori”.

Parole alle quali si è agganciato immediatamente il segretario del Pd Enrico Letta: “In questo momento – ha detto – non c’è alcuno spazio per le ambiguità nella posizione del nostro Paese e del nostro parlamento”, come “nella posizione dell’Europa”. Con lui anche Pierferdinando Casini, che ha definito di “intollerabile ambiguità” la posizione del pentastellato Vito Petrocelli, presidente della commissione Esteri del Senato, che ha invitato alla fermezza “sia nei confronti di Mosca che di Kiev”, perché entrambe hanno “disatteso” gli accordi di Minsk.

Una polemica, quella sulle presunte aperture a Mosca, che ha toccato anche il leader della Lega Matteo Salvini: “Ho detto – ha assicurato in mattinata definendo “surreali” le accuse – quello che hanno detto Draghi e Macron: evitiamo guerre e lavoriamo per un futuro di pace e di stabilità economica ed energetica che significa fare gli interessi del proprio Paese”.

La situazione, ha aggiunto, è delicata, e bisogna evitare un conflitto che “per l’Italia sarebbe più disastroso che per altri perché non abbiamo il nucleare che ha la Francia o il carbone della Germania e saremmo i più colpiti in assoluto”.

Resta infatti aperto il dossier sul gas. É stato lo stesso Di Maio in commissione a ricordarne l’importanza, definendo la Russia “indispensabile per poter assicurare i flussi di approvvigionamento di tutta l’Europa”, ma ricordando che anche Mosca “dipende pesantemente dagli introiti dell’export di energia e l’Europa è, appunto, il suo miglior mercato”. In diplomazia poi, ha assicurato, la regola più importante è non mostrarsi mai ricattabili. E in questo momento l’Italia “non ha problemi di fornitura energetica”. Nessun dubbio quindi sulle eventuali sanzioni, purché si tratti di “un pacchetto di misure sostenibili, graduali e proporzionali”.

Il dialogo resta e resterà aperto perché la politica del “doppio binario” con Mosca, attore “ineludibile”, ha sottolineato Di Maio, è imprescindibile, ma sempre con dei paletti ben precisi. L’impossibilità innanzitutto di accogliere la richiesta russa di sbarrare la porta della Nato a Kiev e la necessità che di fronte all’apertura al dialogo arrivi una risposta dalla Russia.

“Non possiamo continuare a parlarci con i soldati schierati ai confini”, ha detto Di Maio, assicurando, assieme a Guerini, che proprio per questo è stato garantito ai partner che se ce ne sarà bisogno, “l’Italia è pronta a fare la sua parte nei dispositivi di deterrenza, per esempio sul fianco Est” della Nato.

(di Paola Tamborlini/ANSA).

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