Cartabia: “Contro reati di odio 300 denunce in cinque anni”

La ministra della Giustizia Marta Cartabia, durante la conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri,
La ministra della Giustizia Marta Cartabia, durante la conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri, Roma, 22 luglio 2021. ANSA/Roberto Monaldo - POOL

ROMA. – In cinque anni – dal 2016 al primo semestre 2021 – i procedimenti penali iscritti per perseguire i ‘reati di odio’ (propaganda e incitamento alla discriminazione razziale, religiosa, di genere ecc) sono stati non più di 300, concentrati nei distretti giudiziari del Nord e delle città di Roma (12,62%) e Milano (4,85%). Nell’80% dei casi si concludono con l’archiviazione, e nei pochi casi di rinvio a giudizio prevale la condanna (40%), il resto si conclude con assoluzioni, o non doversi procedere.

Lo ha reso noto la ministra della Giustizia Marta Cartabia audita al Senato davanti alla Commissione che si occupa dei ‘Fenomeni dei discorsi di odio’ presieduta dalla senatrice a vita Liliana Segre, vicepresidente Francesco Verucci. “Sono numeri davvero esigui – ha evidenziato la Guardasigilli – che suggeriscono due riflessioni: la prima è che il livello delle denunce è davvero molto basso.

In secondo luogo, guardando agli esiti dei procedimenti, è significativo rilevare che i casi di archiviazione costituiscono la maggior parte. Questo evidenza quanto sia difficile per il giudice” ravvisare “un nesso di causalità tra la parola e la commissione di atti di discriminazione o violenti”.

“Questi dati – ha rilevato Cartabia nel suo intervento – confermano che il diritto penale serve, perchè stigmatizza determinati comportamenti, ma non basta. Per contenere questo tipo di fenomeni, oltre al diritto penale serve educare, prevenire, riparare. E anche la giustizia penale può dare un contributo innovativo, più incisivo, più costruttivo della semplice repressione detentiva”.

Ad avviso della Guardasigilli, la giustizia riparativa – l’incontro su base volontaria tra l’autore del ‘reato di odio’ e la vittima colpita dalla discriminazione, con l’intermediazione di una persona terza – può servire a “ricostruire ciò che il danno ha distrutto”. “Portare l’autore di un crimine, specie di un crimine di odio, a ‘toccare’ le conseguenze del suo gesto guardando in faccia la sua vittima, significa chiedergli di assumersi tutte le sue responsabilità anche gettare un seme perchè non torni a ripeterlo”.

Cartabia ha poi ricordato il “crescente vento dell’antisemitismo che è tornato a soffiare in Europa e in Italia” e il lavoro che stanno facendo i ministri della giustizia comunitari del Gai per includere i reati di odio tra i reati di rilevanza europea come lo sono già la tratta di esseri umani, la corruzione, la criminalità organizzata. “E’ un passo importante – ha sottolineato Cartabia – perchè questi reati minano le fondamenta europee”, ed è necessario garantire il “rispetto dei diritti umani, compresi quelli delle persone appartenenti alle minoranze”.

Tra le persone più colpite dalla discriminazione e dai discorsi di odio, la ministra ha ricordato i migranti, i rom, i musulmani, gli ebrei, le donne e anche le persone anziane. In apertura del suo discoro, la ministra Cartabia ha ricordato la visita fatta al binario 21 del Memoriale della Shoah di Milano, con il richiamo alla parola “indifferenza” scritta all’ingresso. Ad accompagnarla è stata la senatrice Liliana Segre che da bambina con suo padre, in quanto ebrea, fu presa e stipata su uno dei vagoni diretti al campo di concentramento di Auschwitz.

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