Tra Arte e Pubblicità. Parole e immagini in mostra

Nella foto: Francesco Nosella e Walter Ponchia
Nella foto: Francesco Nosella e Walter Ponchia

Con il 31 gennaio si è chiusa la mostra “Tra Arte e pubblicità. Parole e immagini in mostra” che per trentacinque giorni è rimasta aperta in Piazza delle Erbe a Padova. Una mostra che ho firmato insieme al fotografo Walter Ponchia.

Chiusi i battenti è il momento di tentare qualche bilancio. Prima, però, a mo’ di riassunto, alcune cose per dire di cosa si è trattato.

La mostra era composta da dodici ritratti fotografici di grande formato (100×150) ciascuno accompagnato da un breve testo interpretativo.

E’ stato il risultato di una ricerca sull’identità della persona fatto con gli strumenti dell’immagine e della parola. Ci si era chiesti: può la fotografia, nell’epoca dei selfie, trovare un proprio ambito di attività nella ricerca del “sé”, cioè dell’identità, di una persona? Parliamo di identità “vera”, se vogliamo “esistenziale”, fuori cioè dai canoni sia anagrafici che, soprattutto, di profilazione, tanto cari, questi ultimi, al marketing, in particolare quello on line. Può farlo facendosi aiutare dalla parola che suggerisca possibili interpretazioni?

Sembra di sì. Pare, cioè, sia possibile, facendo ricorso all’”arte classica” e alla sua ricerca del bello, poter costruire un’identità del singolo necessariamente immessa in una sorta di aurea mitologica, come ci ricorda R. Barthes, che ne diventa simbolo e verità. La foto, quindi, può così, ancorata dalla parola, essere strumento di conoscenza.

Ed ora il bilancio. Il progetto si proponeva come un’elegante nicchia e ha incontrato la propria nicchia di pubblico attento e interessato. Lo testimonia il libro delle dediche e delle firme che, pur con complicità e benevolenza, dimostra un apprezzamento e una buona comprensione del progetto proposto.

Walter Ponchia

Per molti la visita si è dimostrata “spiazzante”. Lo è stata in particolare per alcuni fotografi, professionisti e dilettanti, costretti a rinunciare ad alcune delle proprie e legittime categorie interpretative, più orientate agli aspetti tecnici, per essere subito gettati in uno spazio diverso, più rivolto al senso e al significato di ciò che si vede. Superato questo primo “turbamento” l’attenzione si spostava dal “come” l’opera è stata realizzata al più intrigante “chi è?” il soggetto rappresentato.

Un altro “spiazzamento” è stato indotto dal titolo, Tra Arte e Pubblicità, che conteneva, volutamente, una dose di ambiguità. L’aspettativa di alcuni, infatti, andava alla grande pubblicità dei primi del ‘900, evocava Dudovich, Depero o, andando più indietro ancora, Touluse-Lautrec, insomma i grandi creativi autori di manifesti entrati nei musei o artisti “imprestati” alla pubblicità.

Tra Arte e Pubblicità era invece l’indicazione di uno “spazio” tra le due, in cui poter esercitare, utilizzando i loro canoni, attività conoscitiva, di svelamento del soggetto.

Il percorso tipico di molti visitatori si è sviluppato attraverso quattro passaggi. Superato il momento spiazzante e posta l’attenzione sul significato veniva operata una “focalizzazione del tema” accompagnata da un “apprezzamento estetico”. Ultimo passaggio era quindi la “comprensione del messaggio”. “Bella e interessante, per fortuna anche interessante”, per dirla con uno tra i molti messaggi consegnatici, era l’esito del percorso.

Ed è ancora con un bel commento di una giovane donna, che ne riassume molti, che voglio chiudere. “Non avrei mai immaginato – scrive – come una foto potesse esprimere così tanto, ma ancor più i bellissimi collegamenti con l’arte e la comunicazione. Torno a casa con uno sguardo sicuramente più critico e attento ai dettagli. Una foto non è uno scatto, è storia, curiosità, punti di vista e tanto altro. Farò tesoro di questi bellissimi insegnamenti”.

Missione compiuta.

Francesco Nosella

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