Senatore Porta: “La pandemia ha acuito le necessità degli italiani all’estero”

L'aula del Senato in seduta mentre il vicepresidente Roberto Calderoli, annuncia la cancellazione del question time e la convocazione della conferenza dei capigruppo a seguito della crisi del governo Cont
L’aula del Senato

MADRID – “La pandemia ha acuito le necessità di sempre delle nostre Comunità oltreoceano. Ne ha create probabilmente anche di nuove. Al primo posto, tasto dolente, i servizi consolari. Il Consolato, in tempo di pandemia, è diventato un importante punto di riferimento. Già lo era, a dir il vero. Ma, con la diffusione del virus e i provvedimenti presi dai singoli governi, senza alcun collegamento con la Madrepatria, lo è diventato ancor di più. Non poteva che essere così”. Tono pacato, sereno. Fabio Porta è tornato in Parlamento, dove oggi occupa uno scranno nel Senato, quello scranno che doveva essere suo fin dall’inizio della legislatura. Ha vinto una lunga battaglia legale. Il Parlamento ha riconosciuto finalmente l’attendibilità della sua denuncia sui brogli elettorali. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente, durante una pausa dei lavori parlamentari.

– Lo “smart working”, le difficoltà, quando non l’impossibilità per i funzionari di raggiungere le loro sedi – ha affermato –, hanno complicato il lavoro nei Consolati e reso complessa la garanzia dei servizi consolari quotidiani. Lo abbiamo detto tante volte: bisogna ripensare i Consolati. Farlo alla luce delle nuove esperienze e delle problematiche create dalla pandemia. Questi appena trascorsi, sono stati quasi quattro anni di riduzione dei contatti familiari. Gli interscambi commerciali ed economici hanno subito un rallentamento, quelli culturali si sono ridotti drammaticamente. Penso poi agli studenti, alle difficoltà dei borsisti. Speriamo – ha aggiunto – che questo sia l’ultimo anno di pandemia e che finalmente ci si avvii verso la normalità.

Ha commentato che l’Italia dovrà trovare strumenti che favoriscano i rapporti con la propria Comunità all’estero, che permettano di finanziarli e incentivarli. Ha sostenuto, convinto, che, sul solco dell’esperienza acquisita negli ultimi anni, si può fare tanto.

– Un esempio banale: non esistono oggi collegamenti diretti Italia – America Latina – ha commentato -. Non ci sono voli tra Roma e Buenos Aires, tra Roma e San Paolo, tra Roma e Caracas. Cito alcune città che, grazie ad Alitalia, avevano voli diretti anche più volte a settimana. Oggi non ne abbiamo neanche uno che colleghi l’Italia con un continente dove risiedono almeno 50 milioni di oriundi. Mi pare che oltre a essere un danno per le nostre collettività, lo sia anche per l’economia e la cultura italiana. Quindi, ripeto, cose da fare ce ne sarebbero… e tante.

 

Giustizia è fatta

Una lunga battaglia legale finalmente giunta a termine. La decisione della Giunta delle Elezioni del Senato, anche se con circa quattro anni di ritardo, ha fatto giustizia, ha premiato la perseveranza di Fabio Porta e ha posto fine ad una triste vicenda.

L’ombra dei brogli elettorali, il sospetto della presenza dei tentacoli della mafia, i dubbi sul “voto di scambio” sono una costante nella storia elettorale italiana. Non sono certo un prodotto della creazione delle Circoscrizioni Estere. Sono anomalie, come oggi si definiscono eufemisticamente, difficili se non impossibili da dimostrare. In questo contesto, quindi, la risoluzione della “Giunta delle Elezioni del Senato” assume un valore particolare.

Quali sono i sentimenti che accompagnano la soddisfazione di una battaglia vinta? La risposta alla nostra domanda è stata preceduta da un profondo sospiro del senatore Porta

–  Aspetti settimane, mesi, anni. Sembra che nulla accada – ha commentato -. Poi da un giorno all’altro, improvvisamente non hai nemmeno il tempo di metabolizzare quel che sta avvenendo che già sei di nuovo al lavoro. Ora sto cercando di fare un po di ordine mentale… Queste – ha spiegato – sono battaglie lunghe, difficili e, soprattutto, quasi impossibili da portare a termine.

– Ti aspettavi un tale risultato?

– Ho sempre creduto nella correttezza del ricorso, ma avevo qualche timore – ha ammesso -. Conoscevo i precedenti. Quindi, ero cosciente delle difficoltà. Soprattutto, di quanto fosse complesso dimostrare, in maniera inattaccabile, quanto denunciato.  Nella prima parte di questa legislatura, è stato avviato l’iter del ricorso. Non è stato facile. Non dimentichiamo che, nel frattempo, c’è stata la pandemia che ha rallentato i lavori: sia quelli parlamentari, sia quelli della giustizia.

Sottolinea che il ricorso al Senato è avanzato di pari passo con l’indagine che ha fatto seguito alla sua denuncia alla Procura di Roma

– In una prima fase sembrava che ricorso e indagine fossero bloccati – ha proseguito nel suo racconto -. Poi, hanno cominciato ad avanzare. Si sono anche incrociati. Il ricorso è poi entrato nel vivo mentre la Procura ha cominciato a produrre prove schiaccianti. Ci trovavamo davanti a migliaia di schede elettorali votate dalle stesse mani. A questo risultato si è arrivati dopo tre perizie scientifiche disposte dal Pubblico Ministero su cinque diverse sezioni elettorali di Buenos Aires.

Ha assicurato che c’è stata anche “la relazione di un docente di statistica all’Università di Palermo”. Questi, ha commentato Porta, ha dimostrato “in maniera scientificamente inattaccabile che era impossibile che i voti per un solo candidato, per un solo partito potessero concentrarsi in un’unica circoscrizione consolare”.

– I voti, come tu sai – ha spiegato -, arrivano per posta al Consolato. Poi, sono impacchettati e spediti a Roma. Non è possibile che in alcune sezioni scrutinate, risultino solo i voti di un candidato – ha aggiunto -. In tutte le sezioni del mondo, ci sono concentrazioni naturali di preferenze. È possibile che ci sia un candidato che ne prenda più di altri. Strano sarebbe se così non fosse. Ma, è impossibile che si concentrino in una o due sezioni e, nelle altre, quel candidato non ne ottenga neanche una o comunque poche.

Ci ha segnalato che oltre alla Procura, ha svolto le proprie indagini un “Comitato ad hoc” creato dalla Giunta delle Elezioni del Senato. Le conclusioni alle quali è arrivato sono state le stesse.

– Ha potuto verificare che si trovava davanti a schede votate dalle stesse mani – ha aggiunto -. La vicenda, comunque, non è ancora conclusa. Le indagini della Procura, a questo punto, sono in pieno svolgimento.

– La sua non è la prima denuncia di broglio elettorale in una circoscrizione estera. Posso ricordare quella dell’On. Mariza Bafile. Il ripetersi di queste vicende non crea dubbi sull’opportunità del diritto di voto degli italiani all’estero? E, comunque, sulle modalità di voto?

– Assolutamente si – ha concordato il Senatore Porta. E ha aggiunto:

– Questi episodi, ha fatto bene a ricordarlo, si sono verificati fin dalla prima elezione con situazioni più o meno eclatanti. Nel 2006, Mariza e la Giai furono, in qualche maniera, oggetto di tipi di interventi purtroppo non sanzionati né dalla magistratura ordinaria né dalle Giunte. In quel caso, forse, non ci fu nemmeno il tempo reale per farlo. La legislatura, lo ricordiamo, durò poco. Quello che ho sempre sottolineato, che è stato un po’ il leit-motiv anche della mia denuncia, è proprio questo: guardate che episodi del genere sono sempre avvenuti. Anzi, forse elezione dopo elezione sono anche cresciute le dimensioni dei brogli, e la loro sofisticatezza. Così, diventa più difficile scoprirli. Sottolineavo anche che, se in questa occasione non ci fosse stato nessun provvedimento, si sarebbe rischiato seriamente di mettere una pietra tombale sul voto all’estero. Avremmo formalizzato l’idea che sostanzialmente è impossibile sanzionare qualsiasi broglio che venga commesso all’estero. Ergo, qualsiasi broglio sarà consentito in futuro.

 

Un presidente dall’estero?

Nell’impossibilità di raggiungere un accordo su un candidato che soddisfacesse le esigenze di tutti i partiti, il Parlamento ha chiesto al presidente Sergio Mattarella, nonostante la sua reticenza, di accettare la rielezione. Ci si è chiesto in questi giorni, e con ragione, se in Italia non ci siano personalità d’alto profilo, capaci di assumere la responsabilità di Capo dello Stato con la stessa dignità con la quale lo ha fatto il Presidente Mattarella. Per chi vive all’estero, poi, è facile chiedersi semmai il mondo dell’emigrazione sarà in grado di esprimere una personalità da proporre per il Quirinale. Dopotutto, ed è questa una provocazione, senza che per questo possa ovviamente considerarsi un emigrante, gran parte della vita di Mario Draghi è trascorsa tra Roma, New York, Londra e Francoforte. E oggi è Premier.

Nella foto d'archivio l'expresidente della Bce ed il presidente Sergio Mattarella si salutano a Francorforte.
Nella foto d’archivio il premier Mario Draghi ed il presidente Sergio Mattarella

– Sarebbe un bellissimo segnale – ha coinciso il Senatore Porta -. Credo che non mancherebbero i possibili candidati. Ha fatto bene a citare Draghi… Senza dubbio ci sono personalità sicuramente italiane, sicuramente prestigiose, che hanno svolto i loro studi, la loro vita politica e la loro carriera professionale all’estero. Sarebbe riconoscere l’esistenza di una comunità non solo numericamente importante, questo lo sappiamo, ma anche di gran valore aggiunto. Non so – ci ha detto, e nelle sue parole si nota una soffusa malinconia – se i tempi son maturi. Secondo me sì. Oggi più che mai abbiamo capito che il Presidente della Repubblica non solo è il garante della Costituzione, il simbolo dell’unità nazionale, ma è anche un riferimento importante, assolutamente necessario per il prestigio dell’Italia del mondo. Quindi, secondo me, queste caratteristiche sarebbero comunque proprie anche di candidati da cercarsi non solo in Italia ma anche all’estero.

 

Le comunità in America Latina

Fabio Porta assume la carica di Senatore quando ormai la legislatura volge al termine. Quasi quattro anni persi, in attesa che la giustizia facesse il suo corso e che il legittimo reclamo fosse accolto. È per questo che chiediamo:

– Quale sarà il tuo impegno nel resto della legislatura?.

Ci ha risposto con la stessa serenità e fiducia con cui ha atteso in questi anni il riconoscimento del suo diritto a occupare lo scranno nel Senato.

Fabio Porta al Senato

– Cercherò intanto di lavorare nella Commissione Affari Esteri del Senato. Considero che sia importante approfondire i rapporti politici tra l’Italia e il Sudamerica. Negli ultimi anni si è fatto poco. Purtroppo – ha lamentato -, all’interno del Ministero degli Esteri non abbiamo un Sottosegretario, un viceministro con delega piena per l’America Latina. Quella delega ce l’ha il Ministro degli Esteri che ovviamente ha tante altre priorità, tante altre urgenze.

Sottolinea che di America Latina “si occupa molto e anche molto bene Marina Sereni, che è viceministra”.

– Per fortuna – prosegue -, la viceministra Sereni è delegata anche presso l’Istituto Italo latino-americana a nome del Governo. Ma anche la viceministra ha dossier complicatissimi e molto impegnativi. Io – ha sottolineato – farò il parlamentare. Il Parlamento non si sostituisce al Governo. Il ruolo del Parlamento, della diplomazia parlamentare è di stimolo e di collegamento con i paesi. Come eletto all’estero, considero che il mio ruolo non sia solo di rappresentanza delle Collettività, ma sia anche quello di punto di riferimento di determinate aree politiche. Poi naturalmente le due cose vanno di pari passo.

Ha precisato che le collettività “non vivono su Marte ma in paesi, in regioni, e in aree geografiche”. Ha quindi concluso:

–  Mi pare che in questi anni chi ha rappresentato gli italiani dell’America Meridionale, ha fatto poco e nulla. Spero di poter essere, per gli italiani del Sudamerica, quel punto di riferimento che, in questi ultimi anni, non hanno avuto.

Mauro Bafile

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