Dramma tra Turchia e Grecia: 12 migranti morti di freddo

Migranti passano un fiume vicino a Pazardule in Edirne vicino alla frontiera turca con Grecia.
Migranti passano un fiume vicino a Pazardule in Edirne vicino alla frontiera turca con Grecia. (AP Photo/Darko Bandic)

ISTANBUL. Morti di freddo mentre tentavano di arrivare in Europa fuggendo dalla Turchia. Le immagini oscurate dei corpi senza vita di 12 migranti, stesi a terra in una zona rurale al confine terrestre turco-greco, compaiono sui media di Ankara, insieme alle durissime accuse di respingimenti illegali “da parte delle guardie di frontiera” di Atene. Altri dieci sono riusciti a sopravvivere, nonostante siano stati ritrovati dalle autorità turche “senza vestiti e senza scarpe”.

L’ennesima tragedia delle migrazioni alle porte dell’Ue riaccende lo scontro con il governo di Recep Tayyip Erdogan. Ankara sostiene che i migranti siano stati respinti dalla Grecia, che per il momento non commenta, e il suo ministro dell’Interno Suleyman Soylu si scaglia non solo contro Atene ma anche contro Bruxelles.  “L’Ue è senza rimedi, debole e priva di sentimenti umani”, ha tuonato, accusando le guardie di frontera elleniche di agire come “delinquenti contro delle vittime”.

La Turchia denuncia regolarmente presunti respingimenti di migranti da parte della Grecia. Non solo sul confine terrestre nella regione della Tracia, dove si è consumata quest’ultima tragedia, ma anche da parte della guardia costiera durante le traversate nell’Egeo verso le vicine isole greche. E Atene oggi è finita sotto accusa anche da parte di una rifugiata iraniana che ha denunciato alle Nazioni Unite di avere subito tortura “fino quasi ad essere uccisa” durante un periodo di detenzione in Grecia all’inizio del 2020. Era entrata illegalmente nel Paese dalla Turchia mentre era in fuga dall’Iran, dove era perseguitata per il suo orientamento sessuale.

Proprio nel periodo in cui la richiedente asilo iraniana ha denunciato di avere subito violenza, Erdogan aprì momentaneamente il confine terrestre per i migranti che volevano andare in Europa, lamentandosi di non ricevere abbastanza fondi da Bruxelles per la gestione dei profughi e né sostegno nelle sue operazioni in Siria. L’annuncio provocò un esodo di migliaia di persone che si riversarono alla frontiera, trovando le forze dell’ordine greche a sbarrare la strada.

Dopo settimane di tensione, anche a causa dell’esplosione della pandemia di Covid a marzo 2020, Ankara decise di richiudere le porte e riportare indietro i migranti. La questione però non si è mai davvero chiusa. Erdogan insiste nel chiedere più denaro all’Ue, invocando l’aggiornamento dell’accordo del 2016 che garantì 6 miliardi di euro per la gestione dei profughi ospitati da Ankara in cambio della chiusura delle frontiere per coloro che vogliono raggiungere illegalmente l’Europa.

La Turchia è il Paese che ospita più migranti al mondo con oltre 3 milioni e 700mila siriani e almeno 300mila afghani, secondo i dati ufficiali. Erdogan ha però affermato più volte che sono circa 5 milioni i rifugiati a cui Ankara dà ospitalità, dopo aver promosso a lunga una politica delle porte aperte dal Medio Oriente in crisi. Ma nell’ultimo anno, parallelamente a una frustrazione crescente verso i migranti da parte della popolazione turca, anche le sue dichiarazioni sull’accoglienza si sono fatte sempre più rare.

(di Filippo Cicciù/ANSA).