Caporali digitali, nuova minaccia lavoro nei campi

Lavoratori inmigrati raccolgono carote in un campo.
Lavoratori inmigrati raccolgono carote in un campo.(ANSA)

ROMA. – L’innovazione della gig economy irrompe anche nel lavoro in agricoltura, creando i caporali digitali. Si tratta di alloggi e trasporti per i lavoratori intermediati da algoritmi dove la patina tecnologica nasconde in verità fenomeni molto simili appunto al caporalato tradizionale.

A mettere il dito in questa nuova piaga è il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Andrea Orlando, intervenuto insieme al ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, all’evento del Cnel “Qualità del lavoro in agricultura”.

“Rendere inutile il caporale è la migliore strategia che si può mettere in atto”, ha detto Orlando, precisando come sia fondamentale la questione della logistica per i lavoratori impegnati in questo comparto. Servizi “che devono avere una trazione mista pubblico privato”. Un fenomeno sul quale, grazie ad un investimento del ministero del Lavoro con Anci, è stata realizzata una mappatura della presenza dei lavoratori stranieri impegnati nell’agroalimentare che vivono in realtà informali o formali. Il risultato, ha detto il ministro, è che hanno risposto 3.833 comuni di cui 38 hanno questo tipo di insediamento; un lavoro importante che è stato la precondizione per l’utilizzo dei 200 milioni del Pnrr dedicati al superamento dei ghetti.

Un fronte conoscitivo sul quale si è mosso anche Patuanelli che ha affidato al Crea la mappatura dei fabbisogni di manodopera agricola “per arrivare ad una corretta valutazione della congruità del suo utilizzo in azienda”; anche questo, passaggio fondamentale per contrastare il caporalato. Intanto non si ferma l’attività dei controlli. Nel 2021 l’Inps ha scoperto 70 mila rapporti di lavoro fittizi soprattutto in agricoltura, persone che “i campi non li hanno nemmeno visti”.

“Il lavoro nero e quello fittizio sono due facce della stessa medaglia”, ha detto il presidente Inps, Pasquale Tridico, che ha aggiunto: “Noi paghiamo due euro all’ora extracomunitari e garantiamo a donne e uomini italiani prestazioni previdenziali, disoccupazione agricola, malattia e pensione. Non è solo una questione moralmente inaccettabile, è disumano”.

Altro tassello importante nella lotta al lavoro nero è la condizionalità sociale prevista nella nuova Politica agrícola comune, che vincola l’accesso ai fondi Ue al rispetto delle norme in materia di salute, sicurezza e correttezza dei rapporti lavorativi. Una novità assoluta che dovrà essere introdotta entro il 2025, ma che vede l’Italia già al lavoro per assicurarne l’applicazione a partire dal 2023, ha annunciato Patuanelli sottolineando che “il Tavolo Caporalato è certamente il luogo privilegiato per definire e condividere le strategie più efficaci”.

Un momento di confronto, al Cnel, dove è stata presentata anche una ricerca Ismea sull’analisi dei costi di produzione nel Lazio di tre coltivazioni. “Combattere per la legalità nel lavoro e aiutare le imprese agricole oneste significa anche per fare chiarezza e trasparenza”, ha detto il Governatore della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, “se un prodotto costa troppo poco o c’è sfruttamento del lavoro o c’è scarsa qualità”. È necessario dare risposte estirpando caporalato e sfruttamento – ha detto Giovanni Mininni, segretario generale Flai Cgil – solo così difenderemo la nostra economia pulita ed etica”.