A Roma il Tevere è pulito, ma c’è ancora il rischio di piene

Il passaggio della Canoa Marathon per il Tevere Day a Ponte Milvio, Roma,
Il passaggio della Canoa Marathon per il Tevere Day a Ponte Milvio, Roma, 27 ottobre 2019. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

ROMA. – Il Biondo Tevere negli anni si è dato una bella ripulita, ma resta – oggi più di ieri – sorvegliato speciale sul fronte delle possibili piene, che nella storia di Roma più volte hanno spaventato abitanti e amministratori. “Se prendessimo solo il tratto di 56 km di scorrimento da Castel Giubileo alle foci, il Tevere sarebbe il fiume più pulito del mondo, grazie all’attività di depurazione fatta in 15 anni da Acea”, spiega il segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale Erasmo D’Angelis.

Eppure l’Authority è “molto preoccupata perché Roma ha una storia di piene devastanti” e “oggi i rischi sono aumentati per una mancata gestione delle sponde” del suo principale corso d’acqua. L’occasione per fare il punto sulla rete idrica della Capitale è un convegno che si è tenuto alla vigilia della chiusura della gara per la progettazione di un sistema di invasi sul Paglia, uno dei principali affluenti del Tevere caratterizzato da colmi di piena che rappresentano “un grave pericolo” per i territori che attraversa.

“Un progetto di grandissimo rilievo”, come ha sottolineato il sindaco Roberto Gualtieri. Al tavolo con lui e D’Angelis anche il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio che, guardando a tutto il territorio nazionale, non ha esitato a sottolineare come l’Italia “tenda” all’emergenza:

“Facciamo grandissima fatica a parlare di prevenzione. Negli ultimi 5 anni, gli effetti del dissesto idrogeologico, alluvioni, frane, hanno portato quasi 30mila cittadini ad andare fuori casa, quasi 90 morti. Calcolando le dichiarazioni di stato di emergenza 2019-2020-2021, il Paese ha messo sul tavolo 963 milioni di euro e, con i fondi di solidarietà Ue, sono 1,2 miliardi, soldi che potevano essere usati per altri motivi”, ha rimarcato, auspicando una migliore governance del fenomeno.

In tale contesto, anche Curcio ha ricordato “le ansie che il Tevere ci ha dato, nel 2008, quando ci siamo svegliati tutti e abbiamo detto ‘magari bisogna evacuare il Flaminio’. Da allora sono stati fatti tanti ragionamenti – ha aggiunto -. E’ un pezzo della città che può far male alla città se non ben governato” ma “da cittadino vedo che quel percorso che ci stordì” nel 2008 “oggi trova un momento di riflessione”.

Per D’Angelis il “biondo”, per le sue caratteristiche, dovrebbe essere un fiume più vissuto da romani e turisti, al pari di quanto accade in altre capitali europee. Ma sulla strada dei numerosi progetti, più o meno realizzabili, che negli anni sono stati avanzati per rendere più vivibile il fiume di Roma c’è l’ostacolo delle competenze frammentate.

Un problema di cui ha contezza l’assessore alle Infrastrutture Ornella Segnalini: “Questa città non ha quasi più un rapporto con il suo fiume, deve essere di nuovo al centro dell’attenzione – è intervenuta -. Sul contratto di fiume Tevere voglio spendermi con il sindaco”. Nella stessa occasione la Regione Lazio ha illustrato le misure programmate per la mitigazione del rischio di dissesto idrogeologico, con un focus sul progetto riguardante la messa in sicurezza della Media Valle del Tevere.

(di Paola Lo Mele/ANSA)

Lascia un commento