“La polizia israeliana spiava i cittadini con Pegasus”

Illustrazione del sistema spyware "Pegasus".

TEL AVIV.  – Polizia sotto accusa in Israele. Per anni avrebbe spiato in segreto i cellulari di cittadini non sospettati di crimini con il sofisticato software tecnologico di nome “Pegasus”.

Uno spyware messo a punto dalla società israeliana di cyber sicurezza Nso, tra le maggiori al mondo, e che proprio a novembre scorso gli Usa hanno messo in una lista nera a causa delle sue attività.

A rivelare la vicenda che sta scuotendo il mondo politico israeliano è stato il giornale economico “Calcalist” con una lunga e dettagliata inchiesta dalla quale è emerso che il primo a far usare ‘Pegasus’ (già acquistato dalle forze dell’ordine nel 2013) sia stato Roni Alsheich – un ex esponente dello Shin Bet (sicurezza interna) – a capo della polizia dal 2015 a fine 2018. Il tutto approfittando di un “buco” nel sistema legale del Paese e senza via libera da parte di giudici.

Obiettivi dell’hackeraggio telefonico sono stati nel corso degli anni sindaci (due), organizzatori delle manifestazioni settimanali (‘Bandiere Nere’) contro l’allora premier Benyamin Netanyahu, attivisti delle campagne anti Lgbt (in larga parte religiosi), uomini vicini ai politici e anche impiegati di aziende governative. Una rete di cittadini tenuti segretamente sotto controllo e da cui ottenere informazioni usate poi contro di loro, a volte mascherando dietro presunti “motivi di riservatezza delle fonti” il vero sistema usato, overo “Pegasus”.

Secondo “Calcalist”, solo un pugno di alti ufficiali della polizia era a conoscenza dell’uso dello spyware e le attività erano eseguite da un team di operatori speciali della divisione nota come “Sigint”, le cui operazioni erano tutte classificate. L’attuale capo della polizia Kobi Shabtai – pur senza negare recisamente il tutto – ha attaccato le rivelazioni del giornale definendo alcune di queste “non corrette”, come la spia ai danni degli organizzatori delle proteste o innocenti civili. Poi ha aggiunto – dopo aver annunciato una inchiesta sulla vicenda – che “tutto è stato fatto con le autorizzazioni legali richieste”.

Fatto sta che il Difensore Civico Matanyahu Englman ha subito reso noto l’intenzione di aprire una inchiesta sull’uso di “Pegasus” per verificare le violazioni. Il ministro della sicurezza Omer Bar Lev – di fronte alla marea montante delle proteste – ha escluso in base ad una prima verifica che la polizia abbia usato “pratica di sorveglianza di apparecchi, o di infiltrazione, senza una approvazione giudiziaria”: nessun uso politico.

Tuttavia altri hanno ricordato che Nso – finita nel mirino in passato delle attenzione mediatiche in vari paesi, Usa compresi – aveva giurato che il suo spyware non era usato su apparecchi telefonici statunitensi ed israeliani. Cosa che invece l’inchiesta di Calcalist contraddirebbe.

(di Massimo Lomonaco/ANSA).