Bollette: allo studio tagli da 10 miliardi all’anno

Bollette dell'Enel.
Bollette dell'Enel. (ANSA)

ROMA.  – Quasi dieci miliardi di euro all’anno di tagli strutturali ai costi dell’energia, più un raddoppio della produzione nazionale di metano. Sono le misure che il governo sta studiando per combattere il caro bollette, e che dovrebbero essere inserite giovedì in un provvedimento del Consiglio dei ministri.

Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, le ha spiegate oggi in audizione davanti alle Comissioni Industria di Camera e Senato. Ma non è affatto certo che giovedì riescano ad entrare tutte in un decreto, data la loro complessità.

Nel mondo, i prezzi dei carburanti continuano a salire. Il petrolio è ai massimi da 7 anni, a 84,99 dollari al barile. Il metano sulla piazza di Amsterdam è arrivato a 79,29 euro al megawattora. Oggi le Borse asiatiche ed europee hanno chiuso in ribasso, per i timori di crisi energetica.

Domani al Ministero dello Sviluppo economico è in programa il vertice sul caro bollette fra il ministro Giancarlo Giorgetti e le imprese, e oggi Matteo Salvini ha avvertito che gli interventi non possono essere rallentati dai dubbi di Bruxelles.

“Non credo che potremo tirare fuori soldi cash ogni trimestre per le bollette, come abbiamo fatto finora” ha spiegato oggi Cingolani in Senato. Per calmierare le tariffe, l’esecutivo ha sborsato 1,2 miliardi a luglio dell’anno scorso e 3,8 a dicembre. Ma con i venti di guerra in Ucraina, la Cina che rastrella tutto il metano sul mercato per uscire dal carbone, e le rinnovabili che stentano a decollare, il gas resterà caro a lungo. Così, ha aggiunto Cingolani, “per il nostro paese, come per gli altri in Europa, è arrivato il momento di una strategia strutturale”.

Le misure allo studio sono quelle di un documento presentato dal Mite al premier Draghi durante le feste. Tre miliardi di euro all’anno potrebbero essere recuperati dalla cartolarizzazione degli oneri di sistema sulle bollette, cioè dal rinvio del loro pagamento. Un altro miliardo e mezzo potrebbe arrivare stabilmente dalle aste Ets, cioè dal sistema europeo di acquisto di permessi per emettere CO2 (è lo strumento già usato l’anno scorso).

Un miliardo e mezzo potrebbe essere ricavato dal taglio degli incentivi sul fotovoltaico, uno o due dal taglio di quelli sull’idroelettrico. Sono soldi che alle fonti pulite non servono più, visto che oramai costano meno del gas. Un altro miliardo e mezzo potrebbe venire da una riforma del mercato delle rinnovabili, passando a una negoziazione a lungo termine.

Un risparmio da quantificare arriverebbe dal raddoppio della produzione nazionale di gas (senza aumentare il consumo): da 4,5 miliardi di metri cubi all’anno a 8 miliardi. Ci sono poi 1,4 miliardi di extra-gettito fiscale nel 2021 dall’aumento delle accise sui carburanti, mentre appare più complesso un taglio dell’Iva, che dovrebbe essere concordato con Bruxelles.

Cingolani ha ricordato che l’Italia si batte per una reforma del mercato dell’energia a livello europeo, mentre in patria deve spingere sulle rinnovabili. Per queste si studiano nuovi incentivi, ma “serve un patto di collaborazione fra il governo e le Regioni, che gestiscono le aree”.

Giovedì in Consiglio dei ministri non è affatto sicuro che tutte queste misure vengano inserite in un dl. Troppo complesse le materie: secondo i tecnici, serve molto più tempo. Al momento, l’unico provvedimento pronto è l’utilizzo dei fondi Ets, già collaudato l’anno scorso.

Sul resto però, c’è un pressing fortissimo del mondo politico, specie della Lega. Il ministro Giorgetti domani vuole presentare qualcosa di concreto alle aziende, in difficoltà per il caro energia. E Matteo Salvini oggi ha avvertito: “Un’emergenza nazionale richiede un dl urgente. Mi dicono che ci sarebbero dei dubbi perchè mancherebbe l’ok dell’Europa. Ora, se abbiamo un’emergenza occupazionale e l’Europa rallenta, qualcuno non ha capito di cosa si parla”.

(di Stefano Secondino/ANSA).

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