Addio a Michelotti, un’icona tra arbitri italiani

Presentazione su Radio Uno del libro di Claudio Rinaldi ''Dirige Michelotti da Parma'' presso lo studio A della RAI a Via Asiago a Roma oggi 7 novembre 2010. Alberto Michelotti. ANSA/GIUSEPPE GIGLIA

ROMA.  – Alberto Michelotti se n’è andato nel giorno in cui la bufera è tornata a imperversare sulla clase arbitrale. Era ricoverato da alcuni giorni nell’ospedale Maggiore di Parma, la sua città: il 15 luglio prossimo avrebbe compiuto 92 anni.

Nel 2020 è entrato a far parte della “Hall of fame” del calcio italiano per poi essere nominato, l’anno scorso, dirigente benemerito dell’Associazione Italiana Arbitri.

Il 14 aprile 1968 debuttò in Napoli-Varese, smise di fischiare alla veneranda età di 51 anni, il 17 maggio 1981, in un Napoli-Juventus, sfida-scudetto del San Paolo (proprio nella stagione del famoso gol di Turone della Roma a Torino contro i bianconeri annullato da Paolo Bergamo) decisa da un gol di Vinicio Verza, i tifosi gli tributarono una vera e propia ovazione sottoforma di striscione, all’ingresso in campo delle due squadre: “Alberto, tu si ‘na cosa grande”, c’era scritto.

Michelotti diresse tre finali della Coppa Italia: Fiorentina-Milan (28 giugno 1975), Roma-Torino (17 maggio 1980) e ancora Torino-Roma (17 giugno 1981). Nel luglio 1976 fu selezionato per le Olimpiadi a Montreal. Era una figura iconica per la classe arbitrale, per quel suo modo elegante di dirigere il gioco, ma anche per l’impeto nello spegnere i bollori dei protagonisti in campo: non era raro vederlo dirimere controversie verbali (e non solo), prendendo di peso i giocatori e spostandoli dal luogo del “delitto”. Restano nella storia alcuni battibecchi con Mariolino Corso, un po’ come accadeva fra Concetto Lo Bello e Gianni Rivera o il “paron” Nereo Rocco.

Il 17 dicembre 1972, durante Roma-Inter, in seguito ad alcune controverse decisioni (un contestato calcio di rigore ai nerazzurri all’ultimo minuto compreso) venne colpito da un oggetto lanciato dagli spalti e alcuni tifosi romanisti, poi fermati, tentarono di raggiungerlo nello spogliatoio arbitrale: la partita venne data vinta all’Inter per 2-0 a tavolino.

Ai Mondiali del 1978, in Argentina, gli venne preferito Sergio Gonella, che poi avrebbe diretto addirittura la finale dello stadio Monumental di Buenos Aires vinta dai padroni di casa sugli olandesi. Un beffa per l’arbitro parmigiano. Del torneo iridato diresse solo partite di qualificazione. Non aver preso parte a un fase finale resta il suo grande rammarico. La figura di Michelotti, la sua straordinaria presenza fisica, la sua severità, il suo carisma, tuttavia, hanno fatto scuola.

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