Ad un rover ‘marziano’ il nome di astrofisica italiana

L'astrofisica Amalia Ercoli Finzi con la cosmonauta Samantha Cristoforetti.
L'astrofisica Amalia Ercoli Finzi con la cosmonauta Samantha Cristoforetti.

ROMA. – Intitolati a due donne i rover europei per Marte: a Rosalind Franklin, che per prima scoprì il Dna, il rover che raggiungerà il pianeta rosso, e alla scienziata italiana Amalia Ercoli Finzi la copia del rover che rimarrà sulla Terra per fare tutte le simulazioni.

Ad annunciare l’intitolazione del modello terrestre alla nota astrofisica, prima donna a laurearsi in ingegneria aeronautica in Italia e professore onorario del Politecnico di Milano, è stata una nota dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa). “E’ una notizia bellissima, ne sono davvero lusingata e onorata”, ha commentato all’ANSA Ercoli Finzi, a cui è stato intitolato il rover che viene usato a Terra, al centro operazioni Altec di Torino, per testare in ogni dettaglio le operazioni che il suo gemello dovrà compiere su Marte.

Già da tempo era stato comunicato che il rover che andrà invece su Marte è invece stato dedicato a Rosalind Franklin, la chimica inglese che per prima fotografò la struttura a doppia elica del Dna ma il cui lavoro non venne pienamente riconosciuto dalla comunità scientifica.

“Ritengo sia davvero molto bello che i due rover siano stati intitolati a due donne – ha aggiunto Ercoli Finzi – io resterò a Terra ad aiutare quella che invece sarà su Marte: una donna che fu vittima dei suoi colleghi e che non ha purtroppo avuto il riconoscimento che meritava”.

Nata nel 1937 Ercoli Finzi è stata la prima donna a laurearsi in ingegneria aeronautica in Italia e, oltre a servire come consulente scientifico per l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Esa e Nasa. Negli anni ha lavorato a decine di missioni spaziali, da Giotto che sfiorò la cometa di Halley a Rosetta, per cui ha progettato il trapano sul lander Philae, fino a ExoMars su cui ha spinto per lo sviluppo del trapano del rover di ExoMars già 20 anni fa.

Cuore della prossima missione, promossa dalle agenzie spaziali di Europa (Esa) e Russia (Roscomos), sarà proprio il trapano che dovrà perforare il suolo fino a oltre 2 metri di profondità e andare in cerca di possibili tracce di vita aliena protetta nel sottosuolo. “Le aspettative sono tante e anche se si tratta di un’operazione molto complessa sono ottimista e fiduciosa nella sua riuscita”, ha commentato la scienziata italiana.

“La speranza – ha aggiunto Ercoli Finzi – è che il trapano riesca pienamente nel suo lavoro e penetri di oltre 2 metri nel terreno. Lì, protetti dalle estreme condizioni climatiche del pianeta e dalle radiazioni solari potremmo forse trovare tracce di forme di vita del passato e, chissà, forme di vita ancora esistenti. Sarebbe qualcosa di davvero straordinario”.

(Leonardo De Cosmo/ANSA)

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