Effetto Omicron: carenza di sangue in varie Regioni

Si raccoglie il sangue di pazienti guariti per curare i malati di coronavirus nell'ospedale Policlinico San Matteo, a Pavia.
Si raccoglie il sangue di pazienti guariti per curare i malati di coronavirus nell'ospedale Policlinico San Matteo, a Pavia. Ansa/Matteo Corner

ROMA. – L’effetto Omicron si fa sentire pesantemente anche sul ‘sistema sangue’: a causa dei contagi e dell’alto numero di quarantene che bloccano di fatto moltissime persone, nelle ultime settimane sono infatti diminuite le donazioni e varie Regioni sono in una situazione di carenza.

Il rischio è che si possano ulteriormente ridurre gli interventi chirurgici non d’urgenza negli ospedali e per questo il Centro nazionale sangue (Cns) lancia un appello alla donazione, proprio per garantire la “continuità dell’attività sanitaria”.

Carenze di sangue si stanno registrando in diverse regioni e sono già cinque le Strutture Regionali di Coordinamento che hanno fatto appello al sistema di compensazione interregionale – Toscana, Lombardia, Veneto, Abruzzo e Lazio – ma segnali di preoccupazione arrivano anche dal resto del territorio nazionale.

Sono al momento 1.240 le sacche di sangue richieste tramite la bacheca di SISTRA, il Sistema Informativo dei Servizi Trasfusionali, ma è probabile che i numeri possano peggiorare ulteriormente nelle prossime settimane causando il rinvio di interventi di chirurgia elettiva in vari ospedali d’Italia per preservare le scorte di emocomponenti.

La situazione è in via di costante monitoraggio da parte del Centro Nazionale Sangue, delle SRC e del Civis, il coordinamento delle principali associazioni di donatori di sangue in Italia (AVIS, Croce Rossa, FIDAS e FRATRES) e l’appello è, per chiunque sia in buona salute, di contattare il centro di raccolta più vicino per prenotare una donazione.

Non è una cosa insolita che nei primi mesi dell’anno, in coincidenza del picco di diffusione dell’influenza, si registrino carenze di sangue. Ma in queste prime settimane, avverte il Cns, la situazione è aggravata ancor più dalla nuova ondata pandemica che costringe donatori e in alcuni casi anche il personale addetto alla raccolta a sottostare a periodi di quarantena, o per aver contratto il virus o per aver avuto dei contatti con persone positive.

“Bisogna stare in guardia – commenta il direttore del Cns Vincenzo De Angelis -. Ricordiamo però che, già dal primo lockdown, sono attive una serie di procedure che hanno lo scopo di garantire la sicurezza di tutti gli attori coinvolti, donatori di sangue in primis, ma anche il personale medico e infermieristico. Donare il sangue è sicuro ed ora è più utile che mai”.

“Essere donatori significa farsi portavoce di uno stile di vita sano e corretto – commenta Gianpietro Briola, coordinatore pro-tempore del CIVIS e Presidente di AVIS Nazionale – Perciò è più che mai importante proteggersi e rispettare le semplici norme di igiene e distanziamento. Il bisogno di emocomponenti non cessa mai e per questo invitiamo i nostri donatori a compiere il proprio gesto con sollecitudine e chiunque non lo avesse ancora fatto a diventare donatore di sangue o plasma”.