Djokovic torna libero e si allena: “Voglio gli Open”

Familiari di Djokovic, tra cui il padre Srdjan ed il fratello Djordje durante la conferenza stampa a Belgrado. (ANSA)

ROMA.  – “Voglio restare e provare a partecipare agli Australian Open”. Novak Djokovic incassa il primo successo nella sua battaglia per tornare da non vaccinato a inseguire il sogno del Grande Slam. Il giudice Anthony Kelly della Corte federale australiana ha ordinato il suo rilascio dal centro per migranti in cui era trattenuto, sostenendo l’irragionevolezza del modo in cui il responsabile dei controlli di frontiera aveva deciso di cancellare il visto del tennista, non permettendogli di sostenere pienamente la sua posizione.

La decisione del tribunale è giunta dopo giorni di scontri e polemiche sul fermo del campione all’aeroporto di Melbourne, dove le autorità non hanno riconosciuto la validità della sue esenzione dall’immunizzazione contro il Covid. L’ultima parola spetterà al ministro dell’Immigrazione di Canberra, Alex Hawke, che nel giro di poche ore dovrà decidere se esercitare comunque la prerogativa che gli consente di negare la permanenza nel Paese del numero uno del circuito mondiale, vietandogli il ritorno fino a 3 anni.

Una misura che può essere presa se Canberra ritiene che la presenza dell’atleta possa porre “un rischio per la salute, la sicurezza o l’ordine pubblico della comunità australiana o di una parte di essa” o per “la salute e la sicurezza di uno o più individui”.

Alle autorità in Australia il tennista ha confermato di non essere vaccinato, sostenendo però di avere comunque il diritto di varcare la frontiera in quanto da poco guarito dal Covid. Dopo un primo contagio a giugno 2020, Nole ha riferito di essere risultato nuovamente positivo lo scorso 16 dicembre, negativizzandosi sei giorni dopo.

“Resto concentrato sul tennis. Sono venuto qui per partecipare a uno dei più importanti tornei davanti a un pubblico fantastico”, ha scritto il campione serbo su Twitter. “Per adesso – ha aggiunto – non posso far altro che ringraziare tutti coloro che mi hanno sostenuto e mi hanno dato forza”.

A 15mila chilometri di distanza, la famiglia del serbo ha radunato la stampa per rivendicare il suo diritto a scendere in campo anche senza vaccino. “Le ultime informazioni dicono che lo vogliono bloccare. É stata una grande sconfitta per le autorità australiane, e per questo accusano il colpo”, ha attaccato il fratello Djordje a Belgrado. “Dovete sapere che noi non ci arrenderemo mai e che Novak e la sua famiglia non saranno Messi in ginocchio”, ha aggiunto il padre Srdjan, che nei giorni scorsi era arrivato a definirlo come lo “Spartacus del nuovo mondo”, mentre per la madre Dijana si tratta della “più grande vittoria della sua carriera”.

A una settimana dall’inizio del torneo, che Djokovic ha vinto nove volte e di cui è il campione in carica, resta l’incertezza.

Ma intanto Nole è tornato ad allenarsi, mentre i suoi sostenitori festeggiavano dopo essere arrivati a scontrarsi con la polizia australiana durante una manifestazione a Melbourne. A gettare benzina sul fuoco era stata anche la notizia di un nuovo fermo, diffusa da fonti serbe ma poi smentita dal governo australiano e dall’organizzazione dell’Open.

In attesa della parola fine sul braccio di ferro giudiziario, la vicenda finisce inevitabilmente al centro della polémica politica, coinvolgendo un’altra star del tennis, lo scozzese Andy Murray, intervenuto per replicare al sostegno mostrato a Djokovic dal campione della Brexit Nigel Farage, che si era anche recato a far visita alla famiglia a Belgrado, documentando tutto sui social. “Per favore – ha commentato ironico Murray – registra il momento imbarazzante in cui racconti loro che hai passato buona parte della tua carriera a fare campagna per rimpatriare persone arrivate dall’Est Europa”.

(di Cristoforo Spinella/ANSA).

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