Con la pandemia più liquidità, meno risparmiatori

Una mano con spiccioli della spesa al mercato.
Una mano con spiccioli della spesa al mercato. (ANSA)

MILANO.  – L’effetto economico della pandemia sugli italiani assume le sembianze di un giano bifronte. Da un lato la liquidità sui conti correnti è aumentata di 110 miliardi, dall’altro si è ridotto invece il numero di italiani in grado di risparmiare.

Intanto, dopo le difficoltà vissute nel 2020, anno vissuto in pieno lockdown e sotto gli effetti psicologici ed economici della prima ondata del Covid, riparte la fiducia per quanto riguarda le dinamiche relative ai prossimi 12-18 mesi con l’auspicio che un clima “di prospettiva positiva” consenta di mobilitare la liquidità sui conti correnti a beneficio della ripresa economica.

Sulla ripresa di consumi e investimenti, secondo la ricerca di Intesa Sanpaolo e del Centro Einaudi, gli italiani si dividono in due componenti distinte. la prima relativamente maggioritaria, vorrebbe per il momento aspettare e tenere da parte il gruzzoletto accantonato: si tratta del 64 per cento.

Non è tuttavia la parte più abbiente, bensì quella più avanti negli anni e che potremmo definire appartenente al ceto medio-basso e con limitata istruzione. Il restante 36 per cento, che include quindi i laureati, i giovani e gli appartenenti al ceto medio-alto e alto per reddito, è di opinione diversa e vorrebbe invece rilanciare i suoi consumi, anche se dando priorità differenti. Il ceto medio è infatti pronto a spendere di nuovo e, nell’ordine, lo farebbe per viaggi, una nuova auto o nuovi beni durevoli, al terzo posto in una casa nuova.

Si guarda con fiducia anche alle prospettive di crescita del Paese. La variante Omicron del coronavirus non “farà deragliare la ripresa. L’Italia vive un momento molto favorevole e per il 2021 vediamo previsioni di crescita superiori a Germania, e Stati Uniti”, rassicura Gregorio De Felice, capo economista di Intesa Sanpaolo. Il direttore del Centro Einaudi, Giuseppe Russo, ricorda inoltre come la ripresa ha bisogno di “fiducia per poter scongelare le intenzioni verso consumi e investimenti”.

I risparmiatori nel frattempo si mostrano soddisfatti degli investimenti fatti nell’ultimo anno: l’indice di soddisfazione più elevato tra tutte le classi di investimento va al risparmio gestito, con un rapporto tra soddisfatti e insoddisfatti di 6 a 1. Gli obiettivi principali nel 2021 restano nel lungo periodo la sicurezza, con il desiderio di non perdere o ridurre il capitale investito, e nel breve la liquidità. Per questa ragione, anche se non sono più colpite dalla crisi di fiducia che avevano avuto nel 2011-2012, le obbligazioni ricevono un consenso ancora piuttosto limitato.

Le azioni sono invece considerate dei titoli per esperti, dunque appannaggio di una minoranza pari al 6,1 per cento dei risparmiatori. Gli investimenti nuovi e alternativi, intanto, cominciano a entrare nella consapevolezza degli italiani, ma lo fanno molto lentamente. I Pir sono stati considerati appena dal 2,5 per cento, ma per ogni sottoscrittore effettivo ve ne sono 6 indecisi che potrebbero investirvi in futuro. I bitcoin affascinano appena il 5 per cento degli intervistati.

I dati che emergono dal rapporto sul risparmio ci “devono far riflettere per il futuro”, sostiene Beppe Facchetti, presidente del Centro Einaudi. “Un aspetto positivo – aggiunge analizando i dati emersi dal campione esaminato – che va sottolineato è anche l’aumento della fiducia nei confronti delle banche”. Questo parametro registra infatti il massimo storico misurato da quindici anni a questa parte”.

(di Massimo Lapenda/ANSA).