Appalti, Busia (Anac): “Rischio infiltrazioni criminose”

Un cantiere della ricostruzione post sisma di Norcia.
Un cantiere della ricostruzione post sisma di Norcia. Archivio. ANSA / GIANLUIGI BASILIETTI

ROMA. – Con l’arrivo di oltre 200 miliardi per il Pnrr e l’avvio degli appalti, “s’intensifica il rischio di corruzione e di infiltrazioni criminose”. Il presidente dell’Anac, Giuseppe Busia, lancia un alert: “Non è certo il momento di smobilitare la lotta alla corruzione e l’azione di prevenzione, attraverso la digitalizzazione e l’incrocio di dati, su cui Anac sta puntando con forza”.

Da Dubai, dove si trova per la Giornata Internazionale contro la Corruzione che si celebra in tutto il mondo il 9 dicembre, Busia ricorda che l’Italia è osservata speciale, e dopo i progressi fatti negli ultimi anni l’attenzione non può calare: “Il Pnrr – afferma all’ANSA – non deve significare soltanto opere pubbliche, ma anche riforme che il Paese attende”.

Non ci sono dati ufficiali sulla corruzione in Italia e i report di organizzazioni internazionali come Transparency non dicono quanto un Paese sia corrotto, consentono però di valutare l’evoluzione del fenomeno: dal 2012, anno della legge Severino sulla corruzione, l’Italia si sta via via guadagnando la reputazione di Paese in lotta contro la corruzione, ma lo scorso anno ha rallentato i progressi, attestandosi al 52/o posto, in compagnia di Grenada, Malta, Mauritius e Arabia saudita, con un punteggio di 53, mentre la media Ue è 64 punti.

Negli anni è stato introdotto il controllo preventivo di un’autorità indipendente come l’Anac, il diritto generalizzato di accesso agli atti rendendo più trasparente la Pubblica Amministrazione ai cittadini, la disciplina a tutela dei whistleblower (la protezione per chi segnala illeciti) e quella sulla trasparenza nei finanziamenti alla politica, e con la legge anticorruzione del 2019 sono state inasprite le pene previste per alcuni reati.

Il presidente dell’Anac ritiene sia arrivato il momento di un tagliando alla normativa e di completare la regolamentazione sul whisleblowing, sulla quale “eravamo tra i più avanzati in Europa” ma “rischiamo di sperperare il lavoro fatto, arrivando per ultimi”.

“A distanza di dieci anni dalla legge 190/2012, – spiega – è necessario rivedere la normativa Anticorruzione tenendo conto delle criticità emerse nel decennio, che vanno eliminate o comunque migliorate, rendendo più facilmente applicabili le misure di prevenzione della corruzione varate dalla legge Severino. Va, inoltre, considerata la giurisprudenza amministrativa sopravvenuta”.

“Servirebbe la riforma – aggiunge -, ma se questa non è pronta, a questo punto forse varrebbe la pena approvare almeno il decreto di aggiornamento della disciplina anticorruzione. Esiste già un lavoro ben fatto presso la Funzione Pubblica (Commissione Bernardo Mattarella, ndr), a cui ha contributo anche Anac insieme al governo, al garante della Privacy, e ad altri soggetti di rilievo. Il testo elaborato rappresenta un buon punto di sintesi e di equilibrio, che va preservato e garantito, senza stravolgere l’azione di lotta alla corruzione portata avanti in questi anni da Anac”.

C’è poi la questione delle segnalazioni: la direttiva sul whistleblowing, che rispetto alla normativa italiana dovrebbe ampliare il novero dei soggetti tutelati, andando a ricomprendere anche i lavoratori del settore privato, deve essere recepita entro il 17 dicembre da parte di tutti gli Stati europei.

“La delega per recepirla è scaduta lo scorso agosto – ricorda Busia -. Come Anac abbiamo contribuito con gli Uffici del Ministero della Giustizia a predisporre un testo, che ritengo fortemente avanzato. Purtroppo è tutto fermo. Non mi risulta che si sia avviato alcun iter per il recepimento”. “Potrà apparire una riforma minore, ma è un segnale importantissimo che in Italia la lotta alla corruzione è al primo posto nell’attenzione anche del governo e di tutte le istituzioni”, conclude.

(di Melania Di Giacomo/ANSA)

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