Ira Cina per il boicottaggio Usa, l’Italia andrà ai Giochi

Un giovane si fa un selfie davanti uno schermo con cronometro dei giochi di Pechino. (ANSA)

PECHINO.  – La Cina reagisce con rabbia al boicottaggio diplomatico dei Giochi invernali di Pechino annunciato lunedì dalla Casa Bianca, avvertendo che gli Stati Uniti “pagheranno un prezzo” per una decisione intrisa di “pregiudizio ideologico” e bollata come “una farsa politica da Guerra Fredda”.

Mentre l’Italia, secondo quanto trapela da fonti di Governo, non ha al momento in programma di seguire Washington sulla strada del boicottaggio, in attesa ovviamente che sia concordata una posizione comune a livello Ue.

“É una violazione della neutralità politica nello sport”, ha tuonato il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian, dopo che l’amministrazione Biden ha fatto sapere che non invierà alcun rappresentante a Pechino 2022 per le violazioni dei diritti umani della minoranza uigura nello Xinjiang e, da ultimo, per il caso della tennista Peng Shuai, autrice di una denuncia di abusi contro l’ex vicepremier Zhang Gaoli.

“Il tentativo degli Usa di interferire con le Olimpiadi invernali per pregiudizio ideologico, basato su bugie e voci, mostrerà solo le loro intenzioni sinistre”, ha osservato Zhao a meno di 60 giorni dall’accensione del tripode. Gli Stati Uniti “dovrebbero smettere di politicizzare lo sport, altrimenti – ha aggiunto sibillino – mineranno il dialogo e la cooperazione tra i due Paesi in una serie di importanti aree e questioni internazionali e regionali”.

Il disappunto cinese è rimbalzato ampiamente sui media ufficiali, sui social in mandarino e sull’occidentalissimo Twitter. La direttrice del Dipartimento informazione del ministero degli Esteri Hua Chunying, in una serie di tweet, ha argomentato che le Olimpiadi sono in realtà una festa “su invito” e che con o senza la presenza “di politici statunitensi, Pechino offrirà Giochi sicuri e splendidi” perché “le vere star sono gli atleti”. “Il genocidio – ha poi accusato Hua – è quello capitato ai nativi americani, non quello che sta accadendo nello Xinjiang”.

L’ostentato distacco di Hua verso lo sgarbo Usa si scontra però con la minaccia di Pechino di ritorsioni verso la mossa di Washington, destinata a raccogliere altri consensi tra Gran Bretagna, Canada, Australia, India, Nuova Zelanda e Giappone.  Mentre l’Ue per il momento ha solo ammonito che i Giochi “non dovrebbero essere utilizzati per la propaganda politica”.

Dopo investimenti stimati in almeno 5 miliardi di dollari su Pechino – prima sede al mondo a ospitare sia le Olimpiadi estive che quelle invernali – la leadership comunista teme che i Giochi possano essere macchiati da un boicottaggio diplomatico ancora più esteso. E poi la conventio ad excludendum è tra le cose capaci di mandare i cinesi su tutte le furie, soprattutto sui temi sensibili.

Un altro esempio, in questi giorni, è il duro scontro con gli Stati Uniti dopo che Biden ha convocato per il 9-10 dicembre un summit virtuale sulla democrazia, invitando oltre 100 Paesi, tra cui Taiwan, ma non la Cina, che sull’isola rivendica la sovranità.

Lo scorso fine settimana, per tutta risposta, Pechino ha diffuso il libro bianco dal titolo “Cina: la democrazia che funciona”. Si tratta di 56 pagine per dimostrare la superiorità del suo modello di “democrazia pienamente procedurale”.

Il testo sostiene la tesi che il sistema funzioni meglio di quello americano perché non è solo uno schema di regole, ma anche un modello che punta al risultato finale: il benessere di tutti. La democrazia non è tale se non porta benefici pratici, secondo l’interpretazione di Pechino, che sorvola però sull’assenza di elezioni e denunce diffuse di violazioni dei diritti umani.

(di Antonio Fatiguso/ANSA).

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