ROMA. – Giuseppe Conte fa un nuovo passo indietro e ancora una volta rinuncia a correre per un seggio in Parlamento, come candidato dell’alleanza di centrosinistra: lo fa dopo 24 ore di incertezza e violenti attacchi arrivati da Matteo Renzi e Carlo Calenda. Il leader di Azione è arrivato addirittura a prospettare una sua candidatura pur di contrastare quella del leader M5s: “Farò di tutto, anche arrivare all’impegno personale, se sarà necessario, affinché quel seggio non vada ai cinque stelle, che hanno devastato Roma”.
Il leader di Iv non è da meno e attacca il Pd: “Regalare il seggio sicuro al premier del sovranismo, all’uomo che ha firmato i decreti Salvini, all’avvocato che non vedeva differenza tra giustizialismo e garantismo significherebbe subalternità totale”.
Il presidente del M5s quindi fa un passo indietro: confessa di averci pensato seriamente, questa volta, alla candidatura. Ma poi getta la spugna: “Ringrazio Letta per la disponibilità e la lealtà nella proposta ma dopo un supplemento di riflessione ho capito che in questa fase ho ancora molto da fare per il M5s. Non mi è possibile dedicarmi ad altro”.
Credeva Conte che l’allargamento della catena di comando che sta avviando in questi giorni con l’affiancamento al Consiglio Nazionale dei Comitati di settore, avrebbe potuto alleggerire il suo compito. Per questo ha indetto per giovedì e venerdì il voto degli iscritti per questi nuovi organismi per i quali ha chiamato a dirigerli o a farne parte quasi tutto il “gotha” 5 stelle. Da Chiara Appendino ad Alfonso Bonafede, da Pierpaolo Sileri a Nunzia Catalfo, da Stefano Buffagni a Lucia Azzolina fino a Roberta Lombardi, solo per citarne qualcuno.
“Non sono scelte compiute in base ad appartenenze o cordate” il messaggio tranquillizzante del Presidente M5s che, anche in vista del voto per il Quirinale, per il quale continua ricevere, e rinviare al mittente, strizzatine d’occhio da parte di Berlusconi prova a placare i parlamentari.
L’ingresso a Montecitorio sarebbe potuto servire anche a questo ma lui ora rassicura: “Vi dimostrerò che il M5s sarà la forza politica più compatta. E anche se non eletto questo non mi impedirà di partecipare all’elezione da protagonista, come leader della maggiore forza politica”.
Ma è noto che il Presidente del Movimento stenta a radicarsi nel gruppo parlamentare e tutte le vicende interne dell’ultimo periodo lo confermano. Alla Camera, come pure al Senato, Conte non è riuscito ad imporre un suo candidato al direttivo: ora la corsa del capogruppo uscente di Montecitorio, Davide Crippa, esponente di quella parte del Movimento legata a Beppe Grillo, ne è una conferma.
Anche se Crippa, così come nel caso di Mariolina Castellone al Senato, si è candidato con un gruppo eterogeneo con il tentativo di ricompattare i gruppi. Ma il passo indietro fatto all’ultimo momento da Angelo Tofalo per il direttivo, racconta la stessa storia. Il malcontento è arrivato ad un punto tale che un’ulteriore spaccatura tra deputati avrebbe rischiato di creare un’ implosione.
Oggii deputati si riuniranno in assemblea e giovedì inizieranno a votare per il direttivo: sul voto pesa però la lettera inviata ai parlamentari dal tesoriere del M5s che ha chiesto il saldo degli “arretrati” delle rendicontazioni non versate dai “morosi”.
Scatenando un putiferio. Conte, dal canto suo, prova a pacificare i parlamentari proponendo nomine negli organismi di partito: giovedì e venerdì gli iscritti saranno infatti chiamati a votare per la segreteria tutta “contiana” proposta dal leader e per le nomine in questi 17 altri comitati, 13 dei quali tutti nuovi e non previsti dallo Statuto. Non solo. E’ stato messo nero su bianco che i comitati che verranno istituiti con la riorganizzazione M5s avranno tutti “nelle materie di propria competenza” il compito di contribuire all’azione politica del M5s.
(Di Francesca Chiri/ANSA)