Salgono a 933 i contratti collettivi, piú 9% sul 2020

Operai in un industria tessile

ROMA.  – I contratti collettivi nazionali di lavoro, in vigore per i dipendenti privati, sono aumentati in un anno di 77 unità, raggiungendo così il numero di 933 accordi depositati.

Un +9% che conferma il trend di crescita anómala degli ultimi 10 anni. Un numero complessivo giudicato “enorme” dal presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, che parlando al Cnel durante la presentazione del codice alfanumerico unico dei Ccnl, ha sottolineato come “per fortuna la maggior parte dei lavoratori è rappresentata da poche decine di contratti”.

Questo, ha proseguito, “vuol dire che ci sono contratti pirata, ma interessano poche aziende e lavoratori”. Tuttavia, ha avvertito il presidente dell’Inps, “ci sono settori dove queste pratiche elusive pongono seri problemi. Uno fra tutti – ha spiegato Tridico – logistica e trasporti, dove scoviamo che il 50% delle aziende rispetto al campione selezionato, non è un numero assoluto, pratica elusione contributiva”.

Gli incrementi percentuali maggiori, evidenzia il Cnel, si rilevano nei settori contrattuali “chimici” (+38%), “lavoro domestico” (+22%), “istruzione, sanità, assistenza, cultura, enti” (+17,5%). L’unico settore contrattuale in cui il numero di contratti diminuisce è “edilizia, legno, arredamento” (-6,6%).

La maggior parte dei lavoratori è concentrata su pochi contratti collettivi. Più nello specifico: i primi cinque Ccnl maggiormente applicati coprono il 25% dei lavoratori, i primi 16 il 50%, i primi 54 il 75%. Gli altri 879 Ccnl meno applicati coprono il restante 25% dei lavoratori.

Per il presidente del Cnel, Tiziano Treu, “il codice unico ci consente di fare un passo avanti storico, perché permetterà di approfondire anche i contenuti di ogni contratto. Per la prima volta, e grazie all’unione delle banche dati, gli accordi che presentano elementi sospetti, d’accordo con Inps, li segnaleremo all’Inl”.

(di Marco Assab/ANSA).