Commissione Regeni: “Sono stati gli apparati egiziani”

Manifestazione e fiaccolata in ricordo di Giulio Regeni, a 4 anni dalla sua scomparsa a Il Cairo
Manifestazione e fiaccolata in ricordo di Giulio Regeni, a 4 anni dalla sua scomparsa a Il Cairo, Torino, 25 gennaio 2020. ANSA/EDOARDO SISMONDI

ROMA. – Un durissimo atto di accusa contro il regime di Al Sisi. Il Parlamento italiano mette nero su bianco che la responsabilità della morte di Giulio Regeni “grava direttamente sugli apparati di sicurezza della Repubblica araba d’Egitto, e in particolare su ufficiali della National Security Agency (Nsa). I responsabili dell’assassinio sono al Cairo, all’interno degli apparati di sicurezza e probabilmente anche all’interno delle istituzioni”.

La relazione finale della Commissione di inchiesta sulla morte del ricercatore italiano, approvata oggi all’unanimità, rappresenta una presa di posizione forte che sostanzialmente recepisce l’impianto accusatorio della Procura di Roma che in questi anni ha cercato, faticosamente, di arrivare ad una verità su quanto avvenuto tra il gennaio e il febbraio del 2016 al Cairo. Un lavoro in cui “decisivo è stato il contributo della famiglia Regeni”.

Una verità confermata, e questo è un altro punto importante della relazione parlamentare, dal tentativo di fuggire dal processo messo in atto dai quattro 007 egiziani accusati dell’omicidio del ventenne friulano. La Commissione infatti afferma che “la mancata comunicazione da parte egiziana del domicilio degli imputati, nonostante gli sforzi diplomatici profusi al fine di conseguirla” sembra “costituire una vera e propria ammissione di colpevolezza da parte di un regime che sembra aver considerato la cooperazione giudiziaria alla stregua di uno strumento dilatorio”.

Nella relazione sul punto si chiede anche al Governo italiano di fare passi decisivi in vista della nuova udienza davanti al gup della Capitale, fissata per il 10 gennaio prossimo. Il giudice è infatti chiamato a decidere quali misure intraprendere per fare in modo che i quattro del Nsa siano messi a conoscenza del procedimento a loro carico, dopo la decisione della Corte d’Assise che nell’ottobre scorso ha annullato il decreto di rinvio a giudizio.

“Finora, l’Italia ha legittimamente seguito la via della cooperazione giudiziaria volta ad individuare – si afferma – i singoli colpevoli della morte di Giulio ed è bene che vi insista nonostante il sempre più chiaro boicottaggio egiziano” ma a “livello politico è giunta l’ora di richiamare l’Egitto alle sue responsabilità, in quanto Stato, che sono molto evidenti”. E ancora: “è giunto il momento per il Governo italiano di compiere un passo decisivo presso il governo egiziano perché sia rimosso l’ostacolo che vi si frappone”.

Nella relazione viene definito “intollerabile” che l’Egitto continui “impunemente a contravvenire alle più elementari concezioni del diritto”. Secondo quanto emerge dal documento, inoltre, “il progressivo arroccamento ostruzionistico” del Cairo “è ben esemplificato dalla diffusione ‘ad orologeria’, alla fine dello scorso mese di aprile, di un documentario che ricostruirebbe il soggiorno al Cairo del giovane ricercatore, assolvendo da ogni responsabilità le autorità egiziane e riproponendo velatamente le trite allusioni ad una possibile attività spionistica ascrivibile alla sua affiliazione all’Università di Cambridge”.

Su questi ultimi aspetti la Commissioni fissa alcuni paletti e sgombra il campo dalle illazioni. “Non ci sono elementi per suffragare l’ipotesi che Regeni, anche non consapevolmente, possa essere stato utilizzato da servizi segreti di paesi terzi”, si legge nella relazione nella quale si aggiunge che sono da “ritenersi fugati i dubbi anche sul ruolo della docente” dell’Università Cambridge, la professoressa Maha Abdelrahmn.

“Il lavoro delle istituzioni italiane continua. Il voto unanime di oggi esprime la volontà e l’impegno di avere verità e giustizia per Regeni. E di essere al fianco dei suoi cari”, ha commentato il presidente della Camera, Roberto Fico. Per il presidente della Commissione, Erasmo Palazzotto (Leu), è “stato fatto un lavoro straordinario e intenso. Invitiamo il Governo italiano ad aprire una riflessione in sede europea sull’interruzione della fornitura di armi leggere che possono essere utilizzate a fini repressivi in un Paese, l’Egitto, che viola palesemente i diritti umani e le libertà civili e democratiche”.

Per Debora Serracchiani del Pd, “le istituzioni italiane hanno fatto la loro parte grazie al lavoro straordinario della magistratura e degli inquirenti, alla determinazione e al coraggio mostrato dalla famiglia di Giulio: l’Egitto sappia che non arretreremo nel continuare a chiedere la loro collaborazione e che per noi il loro persistente sottrarsi alla verità è essa stessa una ammissione di responsabilità” mentre Sabrina De Carlo, deputata del MoVimento 5, dichiara che il voto di oggi “conferma l’impegno di noi tutti nel cercare giustizia”.

(di Marco Maffettone/ANSA)

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