La maggioranza si spacca sulla legge sulle lobby: Iv con Fi, ira M5s

L'Aula della Camera in una foto d'archivio
L'Aula della Camera in una foto d'archivio. ANSA/CLAUDIO PERI

ROMA. – La maggioranza si spacca in commissione Affari costituzionali della Camera sulla legge che regolamenta l’attività di lobbing, che dovrebbe approdare in Aula giovedì. Sul divieto per i ministri di svolgere per tre anni questa attività al termine del mandato, Iv, Fi e Lega (ma anche Fdi) si sono espressi contro, nonostante il governo, con il sottosegretario Deborah Bergamini avesse dato parere positivo.

A farsi portatore del malcontento di M5s è stato il presidente della Commisisone, Giuseppe Brescia, che ha chiesto “lealtà” agli altri partiti di maggioranza, mentre nel Pd si guarda con preoccupazione il fatto che Iv si posizioni con il centrodestra.

Ad agosto la Commissione ha adottato il testo base redatto dalla relatrice, Vittoria Baldino, di M5s, che ha fatto sintesi di tre ddl: uno del Pd (prima firma Marianna Madia), uno di Iv (Silvia Fregolent) ed uno di M5s (Francesco Silvestri). L’elemento che innerva la proposta è la trasparenza dell’attività dei portatori di interessi, per i quali è istituito un Registro in cui inserire gli iscritti e la loro attività.

Il testo di Vittoria Baldino escludeva dalla possibilità di iscriversi al Registro per tre anni dopo la fine del mandato tutti i “decisori pubblici”, vale a dire “i membri del Parlamento e del Governo”, gli amministratori delle Regioni e dei Comuni con più di 300mila abitanti e i membri delle autorità indipendenti. Visti i numerosi emendamenti, dopo una serie di riunioni, Baldino aveva proposto giovedì una riformulazione su cui il governo, con Bergamini, aveva dato parere positivo, e che oggi sarebbe dovuto essere posto ai voti.

La riformulazione esclude dall’iscrizione al Registro solo per un anno esclusivamente i membri del Governo nazionale e regionale, mentre per i parlamentari e gli altri soggetti l’esclusione vale solo durante il loro mandato. Ma oggi è stata posto in dubbio anche questa formulazione da Silvia Fregolent (Iv), e dal centrodestra, specie da Fi. Iv, con il capogruppo in Commissione Marco Di Maio ha contestato anche altre norme minori.

Irritato M5s, che ha spinto per la legge: “Una parte della maggioranza – ha detto al termine della seduta Giuseppe Brescia – non vuole proprio questa legge. M5s è anche andato incontro a una serie di richieste, ma non basta mai. E’ inaccettabile che in Conferenza dei capigruppo si dia l’assenso a portare il testo in Aula, salvo poi mettersi di traverso in Commissione. Chiediamo lealtà ai partiti di maggioranza”.

“Il problema non è più di merito – commenta Stefano Ceccanti, capogruppo del Pd in Commissione – Iv vuol far pesare i propri voti, anche in vista del voto per il Quirinale”.

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