Al Raisi, accusato di tortura, eletto presidente Interpol

ISTANBUL.  – Il nuovo presidente dell’Interpol è accusato di tortura e altre violazioni dei diritti umani: Naser Ahmed al Raisi, generale degli Emirati Arabi Uniti, è stato eletto questa mattina al vertice della principale organizzazione internazionale di contrasto al crimine nonostante le polemiche che hanno accompagnato la sua candidatura alla presidenza – un ruolo largamente cerimoniale, visto che la gestione è nelle mani del segretario generale -,  da quando si è aperta l’assemblea generale dell’Interpol martedì a Istanbul.

Proprio la procura della città sul Bosforo ha chiesto al ministero di Giustizia turco l’autorizzazione a procedere con un’inchiesta contro il nuovo presidente dell’Interpol dopo la denuncia per tortura presentata da due cittadini britannici arrestati negli Emirati tra il 2018 e il 2019 quando al Raisi era ispettore generale del ministero dell’Interno. “Che disgrazia, è un giorno triste per la giustizia internazionale” ha commentato uno di loro, Matthew Hedges, sottolineando come il voto a favore di al Raisi sarà destinato a pesare negativamente sulla reputazione dell’Interpol.

Ad affermare che l’elezione di oggi sarebbe stata “cruciale” per la “credibilità e l’integrità dell’organizzazione” era stata anche la candidata della Repubblica Ceca alla presidenza Sarka Havrankova, attualmente vice presidente della sezione europea dell’Interpol, che si presentava come l’antitesi di al Raisi ma ha perso contro il generale emiratino.

“Questa esperienza ha cambiato la mia vita in ogni modo, dopo il rilascio ho combattuto contro tendenze suicide e autolesionismo” ha detto all’ANSA Hedges raccontando le conseguenze del suo arresto negli Emirati. Nel 2018 il britannico ha passato sette mesi in isolamento, senza poter avere assistenza consolare per due mesi, dopo essere stato arrestato con l’accusa di spionaggio a favore del governo britannico mentre si trovava negli Emirati per fare ricerca sulla sua tesi di dottorato.

“Le cicatrici sul mio corpo lasciate dalla polizia emiratina saranno sempre in grado di raccontare la verità” è il commento dell’altro cittadino britannico che ha sporto denuncia, Ali Issa Ahmad, catturato nel 2019 negli Emirati per aver indossato una maglietta della squadra del Qatar, che ha denunciato abusi fisici e uso di elettroshock durante il suo arresto da parte delle autorità emiratine, all’epoca sotto la supervisione di al Raisi come ispettore generale.  “Non smetterò di lottare per ottenere giustizia” ha affermato Ali Issa Ahmad dopo l’elezione di questa mattina.

Anche l’avvocato dei due britannici, Rodney Dixon, ha promesso che la battaglia legale contro Raisi continuerà. “Non può nascondersi dalle accuse molto serie nei suoi confronti, facciamo appello all’Interpol affinché adempia al fondamentale dovere di indagare su questi sconvolgenti crimini” ha affermato Dixon commentando l’elezione di oggi.

L’Interpol è un’organizzazione finanziata sia a livello privato che statale e nel 2016 gli Emirati Arabi Uniti hanno offerto 50 milioni di euro per cinque anni, una cifra considerevole se si pensa che nel 2020 le donazioni da parte di tutti gli Stati che aderiscono all’organizzazione ammontavano in tutto a 60 milioni di euro.

Mentre era in corso l’assemblea generale dell’Interpol a Istanbul, il principe ereditario degli Emirati Mohammed bin Zayed al Nahyan (Mbz) ha incontrato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ad Ankara in una cerimonia dove sono stati firmati accordi di cooperazione tra Turchia ed Emirati per cui Abu Dhabi si impegna a investire 10 miliardi di dollari.

(Filippo Cicciù/ANSA).

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