L’euro va giù assieme alle attese di una stretta Bce

Banconote di euro.
Banconote di euro. (ANSA)

ROMA.  – L’operazione della Banca centrale europea per smontare la teoria  di un rialzo di tassi inevitabile nel 2022 sembra essere riuscita, dopo numerosi tentativi andati a vuoto. Le posizioni di mercato per scommettere su una stretta di 10 punti base sono del tutto rientrate, facendo scivolare la divisa unica ai minimi di sedici mesi sul dollaro mentre nel grande gioco dei mercati valutari, ora alle prese con la sfida digitale dei cryptoasset e dei colossi di Big Tech, la Bce continua a spingere per l’euro digitale.

“Per preservare la nostra sovranità monetaria e il grado di apertura e concorrenza del mercato dei pagamenti dobbiamo intervenire ora”, dice Fabio Panetta, italiano nel comitato esecutivo Bce e a capo della Task Force per il progetto dell’euro digitale. Con il 70% delle transazioni su carte di credito in mano a soggetti esteri,  le stablecoin che ormai arrivano a 3.000 miliardi, la domanda di pagamenti digitali è attesa in fortissima crescita e “se non la soddisfiamo noi lo farà qualcun altro”, avverte Panetta: l’euro digitale sarà “essenziale” per difendere l’autonomia strategica europea sul terreno dei pagamenti.

La Task Force punta a un “prototipo” di valuta digitale per il 2023. Intanto la Bce ha un tema molto più urgente, che approderà al Consiglio direttivo del 16 dicembre, quando la presidente Christine Lagarde dovrà non solo spiegare meglio il percorso futuro dei tassi d’interesse, ma anche articolare il piano che la Bce ha per mettere fine al Pepp (il programa pandemico da 1.850 miliardi di euro scade a marzo) senza provocare scossoni sui mercati.

La divisa unica viaggia appena sopra gli 1,13 dollari. I futures Eonia che anticipano i tassi d’interesse hanno azzerato le chance di un rialzo dei tassi: a convincerli, lo sforzo congiunto dei vertici della Bce per allontanare l’ipotesi che anche la Bce, nonostante una ripresa più fragile, un’inflazione più contenuta, e il grosso problema dei Paesi più fragili, debba seguire la strada della Fed o della Bank of England per un’inversione di marcia in politica monetaria dopo un decenio di espansione.

Fino a pochi giorni fa quei derivati scontavano due, poi un rialzo da 10 centesimi. Decisive le spiegazioni della consigliera Isabel Schnabel, secondo cui una stretta prematura soffocherebbe la ripresa, e l’uscita più recente della Lagarde, che ha definito “molto improbabile” un rialzo nel 2022, spingendosi al limite massimo di un banchiere centrale nell’impegnarsi sulle mosse future.

L’unico rischio, con un euro che rimane indietro rispetto alla corsa di altre grandi valute, è di importare più inflazione rispetto a quanta ne creino già (il tasso di ottobre era al 4,1%) strozzature al commercio globale, container costosissimi, microchip in ritardo e gas alle stelle.