Palazzo Chigi frena sul vertice con leader, intesa in Parlamento

Una veduta di Palazzo Chigi durante la riunione del Consiglio dei ministri
Una veduta di Palazzo Chigi durante la riunione del Consiglio dei ministri, Roma, 12 Gennaio 2021. ANSA/GIUSEPPE LAMI.

ROMA. – La ricerca di un accordo sulla manovra si sposta in Parlamento: il giorno dopo la proposta di Enrico Letta di un tavolo tra i leader e il premier per mettere al riparo il percorso della legge di Bilancio dal rischio ‘Vietnam’, il governo frena sull’idea che in questo processo possa intervenire anche il premier, Mario Draghi.

E lo stesso Pd fa sapere che si partirà da un confronto tra i capigruppo della maggioranza. Anche perché le distanze, soprattutto sulle tasse, restano tutte e non sarà semplice trovare una sintesi tra chi vuole un intervento sulle partite Iva (soprattutto il centrodestra) e chi chiede di concentrare gli 8 miliardi della manovra sulle buste paga dei lavoratori dipendenti (il centrosinistra).

Le iniziative della politica sono sotto osservazione a Palazzo Chigi ma non appare all’orizzonte un faccia a faccia con tutti i segretari dei partiti che peraltro finora non c’è mai stato. La “camera di compensazione” delle differenti anime della maggioranza finora è sempre stata la cabina di regia con i ministri – allargata ultimamente anche ai responsabili economici dei partiti – e nei mesi scorsi già era stato di fatto declinata la richiesta di Matteo Salvini di aprire tavoli coi leader su altri temi.

Resta invece confermato l’incontro con i sindacati confederali a Palazzo Chigi per fare il punto su un altro delicato e controverso tema: quello delle pensioni. Tutti i partiti, comunque, sono in movimento. Antonio Tajani ha riunito ministri, sottosegretari e capigruppo. Il Pd farà una segreteria ad hoc sulla manovra. Matteo Salvini ne parla anche con Giorgia Meloni.

I margini comunque restano molto stretti perché l’impianto della manovra, ribadiscono dal governo, è quello che Draghi e Franco hanno presentato dopo l’ok del Cdm, prendendo tempo sulle tasse e assicurando che sarebbe stata coinvolto il Parlamento. Ma chiarendo che alla fine sarà un emendamento del governo a scrivere come saranno tagliate le tasse.

Letta ribadisce che è il momento di una “prova di maturità” da parte delle forze politiche e si dice soddisfatto dell’accoglienza della sua proposta da parte degli altri azionisti della maggioranza. Ma sulle tasse, il vero trofeo in palio con la manovra, non si scorgono reali passi avanti. Forza Italia che per prima ha accolto l’appello del segretario Dem, mette ora i suoi paletti, e chiede di tagliare l’Irap e di andare avanti con la “flat tax” per il ceto medio.

La Lega l’ampliamento della flat tax l’ha proprio già messa nero su bianco con gli emendamenti al decreto fiscale e già nei giorni scorsi aveva espresso una sua preferenza per la riduzione dell’Irap.

Uno dei cavalli di battaglia di Italia Viva, che ha sempre chiesto di iniziare eliminando quella su auotonomi e imprese individuali ma ora è sul chi va là: gli 8 miliardi per il taglio delle tasse in manovra “devono essere visti come il primo tempo di una strategia complessiva di riforma, e non come un intervento isolato” e la decisione di come usarli va presa nell’ambito di un “intervento sistemico”, avverte il responsabile economico di Iv, Luigi Marattin, che da presidente della commissione Finanze della Camera ha guidato nei mesi scorsi il lunghissimo lavoro parlamentare per preparare la delega fiscale, ora all’esame in commissione.

Se non si farà all’interno del perimetro della delega, è il ragionamento, l’intervento sulle tasse rischierà di dividersi non in due (tra Irpef e Irap, come recita il testo della legge di Bilancio), ma in 5-6 “bandierine” una per ogni partito che sostiene il governo. Proprio il rischio che la proposta Dem di un accordo preventivo vorrebbe evitare. Il Pd peraltro, vorrebbe che la riduzione del peso del fisco si concentrasse “sulle tasse sul lavoro”.

Come Leu e in larga parte anche il Movimento 5 Stelle che comunque non vedrebbe male anche un intervento sulle partite Iva e chiede da tempo una nuova rottamazione delle cartelle (come Fi e Lega). Per cercare di ridurre le distanze si starebbe valutando anche di mettere attorno a un tavolo (tecnico-politico) i responsabili economici dei partiti al Mef, con l’intento di trovare una intesa da suggellare magari alla fine con un incontro tra i leader.

(di Silvia Gasparetto/ANSA)

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