Mosca vuole chiudere l’ong Memorial fondata da Sakharov

Consegna del premio Sakharov al blogger saudira in prigione ja Raif Badawi nel 2015. ANSA/ EPA/PATRICK SEEGER

MOSCA.  – Memorial rischia di chiudere i battenti. L’organizzazione per la difesa dei diritti umani fondata ai tempi della perestrojka dal Nobel per la Pace Andrei Sakharov e da altri dissidenti sovietici ha annunciato che i procuratori russi hanno chiesto il suo scioglimento: una mossa subito condannata da Amnesty International, dal ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas e dal presidente del Parlamento europeo David Sassoli nonché dalla segretaria generale del Consiglio d’Europa Marija Pejčinović Burić, che ha sottolineato come “la chiusura di Memorial Internazionale sarebbe un altro devastante colpo alla società civile”.

Critiche sono però arrivate anche dal Consiglio per i diritti umani presso il presidente della Federazione Russa, secondo cui “la sanzione proposta” contro Memorial dai procuratori è “sproporzionata” e “ingiusta”.

Non è la prima volta che questa organizzazione, ormai nota in tutto il mondo, finisce nel mirino delle autorità russe. Il Centro per i diritti umani Memorial è stato infatti inserito nella lista degli “agenti stranieri” nel 2015 e l’anno dopo ha subito lo stesso trattamento il ramo internazionale dell’organizzazione.

Ma la richiesta di sciogliere l’ong arriva ora in un periodo in cui il Cremlino è accusato di un nuovo e aspro giro di vite contro opposizione e libertà di stampa. I procuratori a quanto pare sostengono che Memorial Internazionale non si sia presentata al pubblico con l’etichetta di “agente straniero” impostale dalle autorità sulla base di una legge che secondo molti consente di fatto al governo di prendere di mira persone ed enti scomodi per il potere.

Una mossa che “punta a distruggere un’organizzazione che si occupa delle repressioni politiche del passato e lotta per i diritti umani oggi”, ha denunciato Memorial, che da oltre tre decenni compie ricerche sulla repressione stalinista ricordando le tante vittime del regime sovietico e allo stesso tempo si occupa di difesa dei diritti umani nella Russia di Putin. Ma la Procura di Mosca accusa anche il Centro per i diritti umani Memorial di giustificare “terrorismo ed estremismo”.

Imputazioni “assurde” per gli attivisti dell’ong, che appena il mese scorso ha pubblicato una lista di 420 prigionieri politici in cui compaiono il principale avversario politico di Putin, Alexey Navalny, detenuto in carcere e le cui organizzazioni sono state bollate come “estremiste”, e diverse persone ritenute perseguitate per motivi religiosi in Russia, tra cui 68 Testimoni di Geova.

“Farci chiudere non significa che tutto si fermerà. Lavoreremo dalle nostre case finché non ci arresteranno tutti”, ha fatto sapere Oleg Orlov, uno dei più importanti attivisti di Memorial. “Ma certo il nostro lavoro diventerà molto, molto più difficile”.

(di Giuseppe Agliastro/ANSA).

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