Vertice Biden-Xi: appuntamento la prossima settimana

Biden e Xi si stringono le mani in una foto d'archivio. (ANSA) EPA/LINTAO ZHANG / POOL

WASHINGTON.  – Joe Biden e Xi Jinping alla prova del disgelo. I rapporti tra Usa e Cina non erano così tesi da decenni, e anche dopo l’uscita di scena di Donald Trump i toni restano quelli da Guerra Fredda. L’appuntamento tra l’inquilino della Casa Bianca e il presidente cinese è previsto per per la prossima settima, la data esatta ancora da definire.

Un faccia a faccia virtuale per il momento,  in attesa di tempi migliori. Del resto Xi in questa fase si è sfilato da qualunque confronto diretto con i leader stranieri, snobbando anche il G20 di Roma e la CoP26 di Glasgow.

Xi e Biden si conoscono da tanto tempo e tra i due c’è un rapporto personale, come ama spesso ricordare il presidente americano. Un rapporto consolidato ai tempi di Barack Obama, quando tutto sembrava pronto per aprire una nuova era nelle relazioni tra Washington e Pechino. Poi le cose sono ándate diversamente. E oggi far ripartire il dialogo tra le due superpotenze mondiali non sarà facile, per quanto sia sempre più necessario di fronte a sfide globali come la lotta ai cambiamenti climatici e il funzionamento del comercio internazionale.

Due comunque le notizie positive sull’asse Washington-Pechino: la tregua sui dazi dopo anni di guerra commerciale e l’accordo sul clima raggiunto proprio nelle ultime ore. Per il resto i nodi da sciogliere sono tanti. E se da una parte l’amministrazione Biden punta il dito sulla violazione dei diritti umani e le mire espansionistiche della Cina, dall’altra Pechino chiede rispetto per la propria sovranità nazionale e di non interferire nei propri affari interni.

Xi lo ha ribadito in una lettera inviata al Comitato nazionale per le relazioni tra Usa e Cina, organizzazione no-profit con sede a New York: “Siamo pronti a gestire adeguatamente le divergenze con gli Stati Uniti ma serve rispetto reciproco”, ha scritto il presidente cinese, ammettendo come “in questo momento le relazioni bilaterali sono in una fase storica critica”. Xi però afferma di essere consapevole che “i due Paesi hanno solo da guadagnare dalla cooperazione, e da perdere dallo scontro”.

Lo scoglio più difficile da superare in questo momento è quello di Taiwan. Da una parte Xi, lungi dal riconoscere l’indipendenza di Taipei, ha confermato come l’obiettivo di Pechino resti quello di unificare il Paese in nome del principio di “una sola Cina”. Dall’altra Biden ha più volte ripetuto come gli Usa sono pronti a intervenire per difendere Taiwan in caso di aggressione. E intanto sull’isola sarebbero già da tempo presenti in gran segreto alcune unità di marines incaricate di formare e addestrare le forze locali, destinatarie anche di aiuti ed equipaggiamenti dagli Usa.

A complicare il confronto a distanza tra Biden e Xi anche la politica aggressiva portata avanti da Pechino nell’area del sudest asiatico e nel Pacifico, insidiando gli interessi di alleati storici degli Usa come il Giappone, la Corea del Sud o le Filippine.

Una situazione che di recente ha portato l’amministrazione Biden a tessere la tela per realizzare una sorta di Nato del Pacifico, rafforzando il ruolo dell’Asean e puntando su un patto di sicurezza nel Pacifico insieme ad Australia e Regno Unito: il famigerato Aukus che, oltre a Pechino, ha fatto infuriare anche la Francia provocando la cosiddetta crisi dei missili a propulsione nucleare venduti dagli Usa a Canberra.

(di Ugo Caltagirone/ANSA).