Minsk ammassa profughi al confine,Ue verso nuove sanzioni

Polizia polacca al confine con Bielorussia. (Photo by Leonid Shcheglov / various sources / AFP)

ROMA.  – La guerra ibrida dei migranti condotta dalla Bielorussia contro l’Europa rischia di provocare un’escalation dagli esiti imprevedibili.  La situazione, già molto tesa sulla linea Minsk-Bruxelles, è peggiorata dopo che sono circolate le immagini di centinaia di profughi in marcia verso la frontiera polacca.

Varsavia ha respinto il loro ingresso e si è detta pronta a difendere i propri confini, mentre la Commissione Ue ha chiesto ai 27 di colpire il regime di Lukashenko con un nuovo giro di sanzioni.

La Polonia quest’anno ha registrato oltre 23mila ingressi illegali di migranti da est, di cui quasi la metà a ottobre. Un segnale che la Bielorussia sta aumentato la pressione sull’Europa, come rappresaglia alle sanzioni. Mai prima d’ora, però, si era visto un esodo apparentemente così pianificato: i media di Minsk hanno mostrato una colonna di circa 500 profughi  scortati dalle guardie di frontiera bielorusse, lungo un’autostrada dalla città di confine di Bruzgi e verso una foresta che costeggia la regione polacca di Podlaskie.

La maggior parte provenienti dal Medio Oriente, con famiglie e bambini, che scandivano “Vogliamo andare in Germania”. Una scena simile si era vista soltanto al confine greco-macedone, al culmine della crisi migratoria del 2016.

Arrivati al confine polacco, una parte dei migranti ha tentato di attraversare ma ad attenderli c’era un imponente schieramento di polizia. Le autorità di Varsavia, in seguito, hanno fatto sapere di aver respinto il tentativo di ingresso illegale ed hanno accusato Minsk di voler provocare “un incidente grave”.

Il ministro della Difesa Mariausz Blaszczak è stato ancora più chiaro: “Siamo pronti a difendere la frontiera”. Potendo contare su ben 12mila soldati schierati nella zona. Minsk invece ha negato una regia di questa ondata migratoria, rinfacciando a Varsavia “un atteggiamento disumano e indifferenza nei confronti dei rifugiati”.

A Bruxelles l’intransigenza del governo ultraconservatore polacco nei confronti dei migranti non è mai stata digerita, tanto che l’Ue ha respinto la richiesta di Varsavia di accollarsi i costi di un muro al confine. Allo stesso tempo, le istituzioni comunitarie sono consapevoli che bisogna fare fronte comune contro Minsk. Lo ha detto a chiare lettere la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, facendo un “appello agli Stati membri ad estendere il regime di sanzioni nei confronti del regime bielorusso, responsabile di questi attacchi ibridi”.

In particolare l’Ue valuterà di inserire in una “lista nera le compagnie aeree di Paesi terzi attive nella tratta di esseri umani”, ha aggiunto von der Leyen, che ha parlato con i primi ministri di Polonia, Lituania e Lettonia (su cui si concentra la pressione al confine bielorusso) per discutere di nuove forme di sostegno da parte Ue. E delle nuove sanzioni è probabile si discuterà la settimana prossima al Consiglio Affari Esteri.

Nella capitale belga l’attenzione è massima anche al quartier generale della Nato. Perché i flussi migratori stanno “mettendo sotto pressione i nostri alleati”, ha spiegato un funzionario, assicurando che la Nato “è pronta ad assisterli ulteriormente e a mantenere la sicurezza nella regione”. Consultazioni con l’Alleanza sono state invocate dal leader dell’opposizione a Varsavia, l’ex presidente del Consiglio Ue Donald Tusk.

Nell’escalation tra Ue e Bielorussia, in realtà, a pagare sono soprattutto i migranti. Respinti sommariamente dalla polizia polacca (e da gruppi di giovani nazionalisti che effettuano ronde al confine “in difesa dell’identità slava”), mentre le guardie di frontiera bielorusse si rifiutano di farli tornare indietro. Il risultato sono centinaia di persone intrappolate in una terra di nessuno, tra foreste inospitali e temperature sotto lo zero.

(di Luca Mirone/ANSA).

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