Ragazze in classe a Herat dopo l’appello della 15enne

Una scuola femminile a Kandahar, Afghanistan, 18 Ottobre 2021.
Una scuola femminile a Kandahar, Afghanistan, 18 Ottobre 2021. EPA/STRINGER

ROMA.  – “Oggi, come rappresentante delle ragazze, voglio lanciare un messaggio che proviene dai nostri cuori. Sappiamo tutti che Herat è una città della conoscenza… perché allora le scuole devono restare chiuse per le studentesse?”.

Era il 21 ottobre quando Sotooda Forotan, studentessa 15enne, è salita sul palco per un intervento durante una cerimonia pubblica nella sua Herat, nell’Afghanistan occidentale, in occasione dell’anniversario della nascita del Profeta Maometto. Secondo il programma approvato dalle autorità locali, avrebbe dovuto semplicemente recitare una poesia.

Invece, una volta al microfono, ha stupito tutti lanciando il suo imprevisto appello ai talebani a permettere il ritorno delle ragazze a scuola: un discorso accorato che aveva commosso i circa 200 presenti ed è presto diventato virale tra gli utenti afghani dei social media, tornando ad alimentare la battaglia contro il bando dei mullah all’educazione femminile, permessa a livello nazionale solo nelle scuole primarie.

Una campagna che adesso ha raggiunto un primo risultato: la riapertura delle scuole secondarie e superiori per le studentesse a Herat, terza città del Paese.

Il ritorno in classe ha già riguardato alcune migliaia di studentesse dal settimo al dodicesimo anno di corso, ma secondo le stime dell’associazione locale degli insegnanti la decisione è destinata a permettere il rientro a scuola di 250-300 mila ragazze, considerando che la popolazione scolastica femminile è circa metà del milione di studenti registrati dalle autorità.

Un esito accolto con entusiasmo da Sotooda: “Voglio andaré all’università e lavorare”, ha spiegato la giovane attivista, raccontando ai media locali che il suo sogno è di diventare la prima ministra degli Esteri afghana.

Nel resto dell’Afghanistan, però, nonostante le ripetute promesse dei sedicenti studenti coranici, l’educazione resta al momento garantita soltanto per le allieve delle primarie.

E oltre alle politiche oscurantiste dei mullah, che hanno affermato di non voler comunque autorizzare classi miste né a scuola né all’università, a ostacolare il ritorno in aula delle studentesse più grandi potrebbe essere anche la drammatica situazione delle finanze pubbliche in Afghanistan, dopo il blocco degli aiuti internazionali: dall’arrivo al potere dei talebani, a Ferragosto, i docenti denunciano di non aver ancora ricevuto neanche uno stipendio.

(di Cristoforo Spinella/ANSA).

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