Bankitalia: Nord traina ripresa, non sale divario Sud

Catena di montaggio di un'industria automobilistica tedesca
Catena di montaggio di un'industria automobilistica tedesca. (Archivio)

ROMA.  – Il Nord Italia traina la ripresa dell’economia post Covid dopo essere stato colpito più forte dalla crisi ma la pandemia non ha aumentato i divari storici e strutturali con il Mezzogiorno che, almeno su un fronte, quello dell’uso dei pagamenti online e dell’home banking ha ridotto il ritardo.

L’analisi della Banca d’Italia sulle economie regionali restituisce un quadro di miglioramento per tutte le aree del paese, dopo un 2020 in caduta che ha avuto effetti negativi ovunque, e indica nel Pnrr un ruolo cruciale per affrontare un ritardo cronico italiano ancora più grave nel Mezzogiorno:  quello dello sviluppo digitale che sarà centrale per un’economia avanzata. Un settore dove le regioni meridionali sono indietro su tutti gli indicatori, dalle competenze digitali dei cittadini alla P.a.

E poi c’è il capitolo banche. I provvedimenti come moratorie e garanzie sono stati usati sia al Nord che al Sud sebbene con intensità diverse ma con la loro fine, peraltro graduale sul fronte delle garanzie, a fine anno l’istituto centrale non si attende ora un picco della crescita degli Npl. Nè si attende un particolare rischio al Sud dove la struttura produttiva è più fragile.

Molte famiglie e imprese, secondo le indagini raccolte dalla vigilanza, hanno già a giugno (quando è scaduta la prima versione) non rinnovato la misura e sono tornate a pagare regolarmente. Il dg Federico Signorini, nel suo intervento alla giornata del credito Anspc, ha spiegato come l’aumento sarà inferiore a quello delle precedenti crisi.

Ed  è poi tornato a difendere l’attuazione delle regole finali Basilea III verso la quale il comparto bancario ha più volte chiesto una profonda modifica visto il Covid e verso le quali la Commissione Ue ha preso tempo facendone slittare l’esecuzione.

Secondo Signorini, per 13 anni componente del Comitato di Basilea, è grazie alle norme internazionali che le banche hanno potuto resistere alla pandemia Covid e non finire in una crisi gravissima come quella del 2008. Norme frutto di lunghi compromessi dove le autorità italiane si sono battute non per fare i “loro avvocati” ma per spiegare alcune caratteristiche come le Dta, le imposte differite attive che dovrebbero favorire le fusioni come quella di Mps, ancora inattuata.

“Anche le banche italiane – spiega – qualche volta si lamentano dei requisiti aggiuntivi che Basilea III ha comportato e comporta. e che però hanno raddrizzato due storture a loro relativo, netto svantaggio: lo squilibrio tra i requisiti a fronte del rischio di credito e a quelli legati al trading; e l’eccessiva tolleranza di modelli aggressivi”.

Dal canto suo il presidente dell’Abi Antonio Patuelli ha sottolineato come al momento ci sia “più offerta di credito che domanda” e gli istituti di muovono in un ambiente di tassi estremamente bassi. Per finanziare la ripresa tuttavia le banche sono pronte e anche il risparmio delle famiglie “senza costrizioni” potrebbe essere incanalato verso gli investimenti attraverso la leva fiscale, magari nei provvedimenti della delega fiscale e della Manovra.