Per un milione e mezzo di vaccinati con J&J nuova dose con mRna

Nella foto d'archivio fiale del vaccino Johnson & Johnson.
Nella foto d'archivio fiale del vaccino Johnson & Johnson. (Photo by JUSTIN TALLIS / AFP)

ROMA. – Via libera dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) alla nuova dose di vaccino anti-Covid per tutti coloro a cui è stato somministrato l’immunizzante monodose Johnson&Johnson. Oltre un milione e mezzo di italiani, in buona parte donne stando ai dati regionali, riceveranno l’ulteriore inoculazione con un vaccino a mRna (Pfizer o Moderna) dopo 6 mesi da J&J.

In sostanza, il booster dovrebbe partire da subito poiché in Italia il vaccino dell’azienda Usa Janssen è stato disponibile da aprile scorso e fino a fine giugno, inizi di luglio, quindi i 180 giorni previsti sono già trascorsi. Ma novità arrivano anche per i vaccinati con sieri non riconosciuti dall’Ema ma utilizzati molto da stranieri che risiedono o lavorano in Italia. L’ Aifa, infatti, sta valutando di autorizzare una dose booster per quanti abbiano fatto vaccini come Sinovac e Sputnik.

“Oggi si è ragionato di aprire alla possibilità di una dose booster per i vaccinati con altri vaccini come Sinovac e Sputnik: questi vaccini avranno questa possibilità. Tale decisione credo che faciliterà l’acquisizione del green pass”, ha detto al Tg1 il direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), Nicola Magrini.

Chiarimenti anche rispetto all’estensione della terza dose vaccinale: “Ci sono prove indicative che la popolazione sana ha una tenuta vaccinale molto consistente e prolungata, quindi al momento ci si concentra sui soggetti a rischio. Nei prossimi mesi è ipotizzabile che saremo rivaccinati, però è bene – ha precisato il dg Aifa – ricontrollare tutti i dati e vedere l’andamento della pandemia”.

Intanto sempre la Commissione tecnico scientifica dell’Aifa ha messo in rilievo, nel parere pubblicato, come le evidenze più recenti confermino “l’efficacia di una dose booster (soprattutto con vaccino a mRNA) nel potenziare la risposta immunitaria” al vaccino COVID-19 Janssen (J&J).

Pertanto, afferma la Cts, per i soggetti vaccinati con Janssen è “opportuna” la somministrazione di una dose booster eterologa a partire da 6 mesi dalla prima dose. Nel parere, la Cts ha in particolare rilevato che i dati disponibili per il vaccino J&J indicano una “sostanziale stabilità della risposta immunitaria, sia umorale che cellulare, fino a 8 mesi dalla somministrazione di una dose di vaccino.

Anche la protezione nei confronti di malattia grave, ospedalizzazione o morte risulta sostanzialmente stabile fino ad almeno 6 mesi dalla vaccinazione. Allo stesso tempo, tuttavia, con il passare dei mesi si osserva un lento declino dell’efficacia vaccinale nei confronti delle forme lievi/moderate di malattia”.

Dal canto suo, l’azienda Usa non ha trasmesso il dossier con la richiesta per il booster all’Agenzia europea del farmaco (Ema), ma lo ha fatto con la Food and Drugs Administration statunitense (Fda) che il 20 ottobre ha autorizzato la nuova dose raccomandandola a tutti coloro, dai 18 anni in poi, che abbiano ricevuto la prima dose almeno due mesi prima. A pesare, hanno precisato gli scienziati, è il calo di protezione dal virus di questo vaccino a pochi mesi dalla somministrazione.

In realtà uno studio definitivo sul declino di efficacia ancora non è stato pubblicato, ma dai dati preliminari in circolazione nella comunità scientifica emerge la necessità di immunizzare nuovamente chi ha ricevuto il monodose di Janssen.

“Dati conclusivi non ci sono ancora ma è evidente che una sola dose di vaccino, come nel caso di Johnson&Johnson potrebbe indurre ad una immunità meno duratura e quindi il richiamo è necessario”, spiega Roberto Cauda, direttore di Malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma, “è la cosiddetta vanishing immunity che giustifica il richiamo.

Nel tempo, insomma, ci può essere, in generale dopo i vaccini, un calo di immunità ma non nella protezione dalle forme gravi. Non solo – aggiunge – il declino degli anticorpi non vuol dire che non si è più protetti contro il virus e che l’immunità scompaia, perché l’immunità è anche a livello cellulare. Tuttavia, se viene registrato un aumento di infezioni nei vaccinati, si è legittimati a fare il booster. E la vaccinazione eterologa, cioè con immunizzante diverso, è già stata ampiamente sdogata dall’Oms”.

Intanto, un nuovo passo avanti arriva anche rispetto alla vaccinazione dei bambini. Le autorità americane hanno infatti dato il via libera definitivo al vaccino anti-Covid della Pfizer per i bambini fra i 5 e gli 11 anni. Il disco verde è arrivato dai Centers for Disease Control and Prevention, una decisione che il presidente Usa Joe Biden ha definito una “svolta” nella battaglia con il Covid e un “grande passo in avanti nella nostra battaglia per sconfiggere il virus”, annunciando che la campagna per i bambini potrà iniziare nella settimana dell’8 novembre.

(di Manuela Correra e Silvana Logozzo/ANSA)

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