America al voto, New York si affida al sindaco sceriffo

Eric Adams (C) arriva allo studio di CBS television per il terzo dibattito nelle primarie democratiche per la corsa a sindaco di New York.
Il sindaco di New York Eric Adams. Archivio. EPA/PETER FOLEY

WASHINGTON.  – La prima notte elettorale dopo le presidenziali del 2020 tiene sveglia l’America. E se da una parte si avvia a confermare il dominio dei democratici nella metropoli di New York, affidando la poltrona di sindaco all’ex poliziotto Eric Adams, dall’altra tiene in ansia la Casa Bianca con l’incerto risultato della Virginia.

Qui, dove Biden vinse nel 2020 con dieci punti di scarto, Glenn Youngkin, il candidato governatore sostenuto da Donald Trump, è protagonista di un clamoroso testa a testa col risultato finale sul filo di lana.

La tornata di votazioni amministrative in gran parte del Paese rappresenta un test non da poco in vista delle elezioni politiche di metà mandato del prossimo anno, quando sarà rinnovato il Congresso, con i democratici che temono di perderé la maggioranza conquistata sia alla Camera che al Senato.

Sotto questo aspetto il voto in Virginia, il più liberal tra gli Stati del sud, acquista un significato che va ben oltre la corsa per la poltrona di governatore, trasformandosi in un vero e proprio test nazionale e in una sorta di referendum sui primi nove mesi della presidenza Biden.  Dunque, una cartina tornasole per le chance di un’eventuale ricandidatura di Trump nel 2024.

Candidatura che potrebbe essere rilanciata da una vittoria del 54enne Youngkin, “il piccolo Trump”, ex manager di un fondo di private equity che ha dimostrato di poter dare filo da torceré al democratico Terry McAuliffe, già governatore della Virginia dal 2014 al 2018.

Intanto la Grande Mela, segnata dalla pandemia e da una criminalità tornata a rialzare la testa come non accadeva da decenni, si affida ancora una volta a un “sindaco sceriffo”, come ai tempi di Rudolph Giuliani. Ma Adams, 61 anni, non potrebbe essere più diverso. Afroamericano, vegano, amante della meditazione, viene considerato un ex poliziotto buono, sempre in prima linea contro gli abusi dei colleghi e la mentalità dominante nel dipartimento di polizia più famoso d’America.

Adams è convinto della necessità di una maggiore professionalità e formazione degli agenti per rendere più efficace la lotta al crimine ma anche per non rischiare di allontanare la polizia dalla comunità che è chiamata a difendere. Lontano anche dal populismo di Bill de Blasio (che intanto si candida per il dopo Cuomo come governatore dello Stato di New York), Adams sostiene il dialogo con il mondo delle grandi imprese che, secondo lui, devono giocare un ruolo importante nella ripresa della città.

Posizione invisa alla sinistra del partito. Intanto sfida tutta al femminile a Boston dove, comunque andrà a finire tra Annissa Essaibi George (di origini polacche e tunisine) e Michelle Wu (di origini taiwanesi), si festeggerà il primo sindaco donna della storia della città. L’esito del referendum a Minneapolis infine deciderà la sorte del dipartimento di polizia coinvolto nella morte di George Floyd, l’afroamericano divenuto icona e simbolo del movimento Black Lives Matter.

Se il dipartimento sarà smantellato, verrà sostituito da un’agenzia gestita e organizzata con criteri nuovi che potrebbe fare da apripista per la riforma della polizia nell’intero Paese.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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