New York sceglie il sindaco, in Virginia test per Biden

Eric Adams (C) arriva allo studio di CBS television per il terzo dibattito nelle primarie democratiche per la corsa a sindaco di New York.
Il sindaco di New York Eric Adams. Archivio. EPA/PETER FOLEY

WASHINGTON.  – Primo test elettorale in Usa martedì in vista del voto di Midterm del prossimo autunno. Tre le sfide principali dell’election day: l’elezione del sindaco di New York per il dopo De Blasio e quella dei governatori del New Jersey e della Virginia.

Le prime due appaiono già decise a favore del partito democratico e quindi gli occhi sono tutti puntati sulla Virginia, dove è testa a testa tra il 64enne Terry McAuliffe, ex governatore dello stato dal 2014 al 2018, e il repubblicano filo Trump Glenn Youngkin, ex manager 54enne di una società di private equity alla sua prima candidatura: una duello che rappresenta un banco di prova anche per Joe Biden (che ha vinto questo Stato di 10% punti), quasi un referendum sui suoi primi nove mesi alla Casa Bianca.

La Grande Mela, di fronte alla crescita della violenza e della criminalità, pare ormai avviata a scegliere un nuovo sindaco-sceriffo dopo Rudy Giuliani, ma di sinistra. I sondaggi danno un ampio vantaggio (60%) al 61enne Eric Adams, primo presidente afroamericano del distretto di Brooklyn, ex senatore nello Stato di New York e soprattutto ex capitano di polizia impegnato contro gli abusi dei colleghi.

In caso di elezione diventerebbe il secondo sindaco “black” della città, dopo il democratico David Dinkins nel 1990. Scarsissime le chance del candidato repubblicano, Curtis Sliwa, 67 anni, di origini polacche e italiane, fondatore dei Guardian Angels, organizzazione privata e volontaria di sicurezza pubblica nata nel 1979 per combattere il crimine a New York: i sondaggi lo danno al 25%, con un 14% ancora di indecisi.

In Virginia, dove il governatore uscente è un dem, la gara

appare invece incerta, con entrambi gli sfidanti vicini al 50%.

Per Biden e il suo partito sarebbe uno smacco perdere lo stato più liberale del sud, che ha allentato le restrizioni sull’ aborto e irrigidito quelle sulle armi, rafforzato la tutela della comunità Lgbtq, abolito la pena di morte, legalizzato la marijuana e rimosso dopo 131 anni la statua del generale confederato schiavista Robert Lee. Tanto più che McAuliffe e tutto lo stato maggiore del partito accorso per sostenerlo, da Barack Obama allo stesso Biden e alla sua vice Kamala Harris, hanno dipinto Youngkin come un “piccolo Trump”, che denuncia la “cancel culture” e si oppone all’insegnamento critico della razza.

Paradossalmente il candidato repubblicano, pur professando lealtà al tycoon, non l’ha voluto a fianco in campagna elettorale, costringendolo a ripiegare lunedì sera su un tele-rally, ossia un collegamento telefonico con i fan per generare sostegno.

Quella di martedì sarà inoltre la prima elezione del governatore con la possibilità di voto anticipato per tutti, con alcuni repubblicani che già evocano il timore di brogli, a partire da Trump: “Non credo nell’integrità delle elezioni in Virginia, sono accadute e stanno accadendo un sacco di brutte cose”.

In New Jersey, infine, il governatore dem uscente Phil Murphy ha un vantaggio nei sondaggi di circa il 10% contro il repubblicano italo-americano Jack Ciattarelli, criticato da Obama per aver partecipato a un comizio “Stop the Steal”, il movimento dei fan di Trump convinti che Biden abbia rubato le elezioni 2020.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA).