Esperti clima: G20 rischia un 4% Pil entro il 2050

Ciminiere emettono gas serra.
Ciminiere emettono gas serra. (Ansalatina)

ROMA.  – Calcoli alla mano, nello scenario peggiore cioè senza azioni urgenti per ridurre le emissioni di carbonio, le perdite di Pil dovute ai danni climatici nei paesi del G20 saliranno a almeno il 4% annuo entro il 2050 e possono spingersi oltre l’8% entro il 2100, equivalente al doppio delle perdite economiche del blocco dovute a Covid-19. Sono alcuni dati contenuti nell”Atlante dei rischi climatici del G20.

Impacts, policy, economics’, il primo studio approfondito del genere, realizzato dalla Fondazione Cmcc (Centro euro mediterraneo sui cambiamenti climatici), che ha messo a fuoco la situazione di ciascuno dei Paesi del G20, fornendo un quadro completo delle conoscenze scientifiche più aggiornate, i rischi associati e gli impatti in undici settori: Clima, Oceano, Coste, Acqua, Agricoltura, Foreste e Incendi, Città, Salute, Energia, Impatti economici e Politiche.

Per restare nel campo del Pil, al Canada potrebbe andaré peggio della media e subire un calo del Pil di almeno il 4% entro il 2050 e di oltre il 13% (133 miliardi di euro) entro il 2100 mentre per l’India l’impatto dei cambiamenti climatici sul Pil potrebbe essere tra l’1 e il 5 per cento a metà secolo e tra il 2,5 e il 10% a fino secolo, fino a raggiungere 237 miliardi di euro.

Per l’Italia l’impatto sul Pil potrebbe raggiungere il 2-4% (36 miliardi, nello scenario migliore a basse emissioni) a metà secolo e tra il 3-8,5% (116 miliardi, lo scenario peggiore) a fine secolo. La perdita di attrattività delle destinazioni italiane (che diventano troppo calde, o perdono la neve durante la stagione invernale) può indurre una perdita fino a 17 e 52 miliardi di euro per la riduzione della domanda turistica sotto uno scenario, rispettivamente, di basse e alte emissioni.

Al contrario, spiegano gli scienziati, “limitare l’aumento della temperatura a 2 gradi centigradi potrebbe far scendere il costo degli impatti climatici nel G20 ad appena lo 0,1% del suo Pil totale entro il 2050 e l’1,3% entro il 2100”.

Passando alle conseguenze ambientali, le ondate di calore potrebbero durare almeno dieci volte più a lungo in tutti i paesi del G20 entro il 2050, e in Argentina, Brasile e Indonesia oltre 60 volte più a lungo. In Italia, la frequenza delle ondate di calore può aumentare tra il 21, il 35 e l’80 per cento, rispettivamente, in scenari a basse, medie e alte emissioni a metà secolo.

In Europa, le morti per caldo estremo potrebbero aumentare da 2.700 a 90.000 ogni anno entro il 2100 su un percorso ad alte emissioni afferma la Fondazione Cmcc precisando che ad esempio in India, il calo della produzione di riso e grano potrebbe provocare perdite economiche fino a 81 miliardi di euro entro il 2050 e del 15% del reddito degli agricoltori entro il 2100. Entro il 2050, emerge dal rapporto del Cmcc, il potenziale pescato potrebbe diminuire di un quinto in Indonesia, sradicando centinaia di migliaia di mezzi di sussistenza.

Con alte emissioni di gas serra, l’innalzamento del livello del mare potrebbe danneggiare le infrastrutture costiere entro 30 anni, con il Giappone destinato a perdere 404 miliardi di euro e il Sudafrica 815 milioni di euro entro il 2050. In Australia, incendi boschivi, inondazioni costiere e uragani potrebbero aumentare i costi assicurativi e ridurre il valore delle proprietà di 611 miliardi di dollari australiani entro il 2050.

(di Stefania De Francesco/ANSA)