Sigaretta elettronica prescritta dal medico, svolta Gran Bretagna

Svapo
Un giovane svapa (fuma) una sigaretta elettronica. (lastampa.it)

LONDRA.  – Il Regno Unito potrebbe diventare presto il primo paese al mondo nel quale il servizio sanitario pubblico sarà autorizzato a prescrivere il cosiddetto vaping: ossia l’utilizzo della sigaretta elettronica, in inglese e-cigarette, come succedaneo del più micidiale tabacco tradizionale, nella speranza che rappresenti un aiuto a smettere.

L’iniziativa, avallata dal governo Tory di Boris Johnson, ha avuto il via libera dell’agenzia del fármaco d’Oltremanica (Mhra), che ha invitato ufficialmente le aziende interessate a sottoporre i loro prodotti per l’approvazione.

Il progetto riguarda l’Inghilterra (Scozia, Galles e Irlanda del Nord decideranno autonomamente se adeguarsi, avendo pieni poteri in materia sanitaria in forza della devoluzione), che comunque rappresenta di gran lunga la maggiore nazione del Regno, con oltre l’80% delle popolazione totale.  Inghilterra che si candida con questa mossa, non immune da controversie, a divenire una sorta di apripista globale.

“Dischiudere la porta alla prescrizione da parte dell’Nhs (il servizio sanitario nazionale dell’isola, ndr) delle sigarette elettroniche significa potenzialmente ridurre il numero di fumatori”, ha affermato Sajid Javid, ministro della Salute nel governo Johnson. Governo che di recente ha fissato l’obiettivo (ambizioso e tutt’altro che certo, per quanto concordato con diverse organizzazioni e realtà sociali)  di arrivare a fare della stessa Inghilterra una nazione “smoking free”, o quasi, già per il 2030: grazie anche al rafforzamento di misure draconiane di scoraggiamento che  vanno dai costi dei pacchetti (ben più elevati di quelli dell’Italia, causa pesantissima tassazione ad hoc) fino all’ipotesi di estendere gli avvertimenti sul “fumo che uccide” dalle confezioni a ogni singola sigaretta.

L’esecutivo ed esperti britannici di riferimento come il professor Peter Hajek, direttore della Tobacco Dependence research unit alla Queen Mary University di Londra, non negano che svapare abbia le sue controindicazioni per la salute, per quanto sia largamente meno dannoso rispetto a inalare tabacco e nicotina. Ma confidano si possa rivelare uno strumento positivo e utile almeno per una parte dei fumatori.

Anche se Hajek si dice contrario alla fornitura gratuita delle sigarette elettroniche a carico del sistema sanitario, visto che portare alla bocca le e-cig resta, come fumare, una scelta libera e voluttuaria degli individui.

Stando alle statistiche, nel Regno il vaping è già praticato da circa 4 milioni di persone (3,6 milioni in Inghilterra) a fronte di 7 milioni di fumatori standard (attorno al 14% della popolazione adulta, in calo costante negli ultimi decenni se si pensa che nel 1974 la quota era pari al 45%).

Una proporzione ben maggiore di quella planetaria, dove si conta tuttora oltre un miliardo d’esseri umani dipendenti dalla sigaretta classica, dal sigaro o dalla pipa, mentre per le alternative elettroniche si viaggia verso quota 50 milioni; ma che non cancella lo spettro perdurante dell’impatto del fumo tradizionale sulla salute dei sudditi di Sua Maestà, che si stima continui a provocare sull’isola almeno 64.000 morti all’anno.

Sul vaping, e la sua presunta utilità a mo’ di modelo metadone (mutatis mutandis), restano in ogni caso tutti i dubbi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Che in un rapporto di pochi mesi orsono ha rilanciato l’allarme non solo sulla quantità ancora enorme di fumatori globali, ma proprio sugli effetti delle sigarette elettroniche:  strumenti d’un qualche aiuto, magari, per alleggerire le abitudini di tabagisti incalliti animati da buon volontà; ma che rischiano di essere non già un’alternativa bensì un incentivo, o una forma d’iniziazione, per i giovani e i giovanissimi.

Tenuto conto di calcoli in base ai quali gli adolescenti “svapatori” risultano essere oggi tre volte più esposti, nel mondo, al rischio di trasformarsi in fumatori propriamente detti rispetto alla media dei loro coetanei.

(di Alessandro Logroscino/ANSA)

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