Frena il Pil Usa, Bce in trincea sul rischio-prezzi

Christine Lagarde parla dal podio in una conferenza.
Christine Lagarde. (ANSA/AP Photo/Jose Luis Magana)

ROMA.  – “Abbiamo parlato di inflazione, inflazione, inflazione”. La fiammata dei prezzi energetici, delle componenti e dei microchip fa irruzione sul tavolo del Consiglio Bce, con la presidente Christine Lagarde che riconosce, “l’attuale fase d’inflazione più alta durerà più a lungo”. Ma Francoforte resiste all’idea di togliere la stampella monetaria nei prossimi mesi, di fronte ai venti di rallentamento della crescita che soffiano dagli Usa alla Germania.

Il Consiglio direttivo che si è concluso oggi di fatto ha lasciato tutto fermo: i tassi, e il programma di acquisti di titoli per l’emergenza pandemica (Pepp), che (in assenza di sorprese) terminerà a marzo procedendo fino ad allora a 50-60 miliardi al mese. La decisione più attesa, cosa fare da aprile in poi, quando verrà a mancare quell’importante sostegno monetario, arriverà al meeting del 16 dicembre.

Ma c’è un dettaglio: terminato il Pepp “sono sicura” – ha detto Lagarde – che la Bce riuscirà a mantenere il suo elemento di flessibilità che ha consentito di comprare Btp italiani o spagnoli oltre la quota spettante in base alle regole tradizionali.

Non è poco per le casse italiane, che nel 2020 grazie al Pepp hanno visto la Bce finanziare l’intero deficit, una copertura che nel 2021 si avvicinerà al 95%. “Le nostre misure continuano ad essere cruciali per la ripresa”, spiega Lagarde. L’obiettivo del mandato – stimolare con una politica monetaria accomodante l’inflazione finché non sarà saldamente ancorata al 2% – è ancora lontano secondo le stime della Bce. Che nella sua equazione deve nei fatti tener conto anche della crescita: le strozzature nel commercio globale, se fanno salire i prezzi da un lato, dall’altro “stanno offuscando le prospettive” di crescita – avverte Lagarde.

Ne è prova il dato di oggi sull’economia Usa, dove la crescita nel terzo trimestre si è fermata al 2%, ben sotto le attese degli analisti (2,6%) e in decisa frenata dal 6,7% dei tre mesi precedenti. Giusto ieri il Governo tedesco aveva ridimensionato al 2,6%, dal 3,5%, la crescita attesa per il 2021.

Proprio la Germania, però, oggi presenta alla Bce il “conto” di un’inflazione volata a ottobre al 4,5%, ai massimi di 28 anni. La Spagna rincara la dose, con i prezzi che segnano +5,5%, mai così alti dal 1992. La somma la tirerà, per l’intera área euro, l’Eurostat domani. Il dato italiano di ottobre arriverà il 29, ma i numeri dei prezzi alla produzione certificati oggi dall’Istat –  +13,3% su base annua da +11,6% di agosto –  si scaricheranno sui prezzi al consumo.

Lagarde riconosce che una simile corsa dei prezzi rischia di intaccare il potere d’acquisto: la ripresa, in definitiva. Ma per ora è meglio resistere, dare stimolo all’economia un po’ più a lungo, piuttosto che ritirare gli aiuti troppo presto.

Ribadisce che l’inflazione rallenterà nel 2022. La presidente della Bce però ha tolto, dal suo intervento introduttivo scritto, il riferimento esplicito al carattere temporaneo della corsa dei prezzi che aveva continuato ad usare fino a settembre.

Quali numeri abbia in mano la Bce lo si vedrà nelle nuove statistiche di  medio-lungo termine, a dicembre (probabile la sesta revisione consecutiva al rialzo delle stime d’inflazione).

Le condizioni per un rialzo dei tassi d’interesse “non hanno probabilità di verificarsi nella tempistica attesa dai mercati” è la formulazione “soft” con cui oggi ha detto ai mercati – che scontano la stretta già a fine 2022 – che si stanno sbagliando.

Ma è un fatto che gli investitori – fra i quali si fa strada l’idea che l’inflazione stia aumentando per ragioni strutturali – non si fidano. Scontano un rialzo dei tassi già a fine 2022, e anche oggi, dopo le parole della presidente della Bce, hanno scaricato titoli di Stato europei facendo schizzare i rendimenti (e con essi le quotazioni dell’euro, a 1,1690 dollari) con il tasso del Btp a 10 anni oggi volato ben sopra l’1% (1,036%) e lo spread a un soffio da 120: i livelli dello scorso maggio.

( di Domenico Conti/ANSA).