Aumento depositi per Covid finito in titoli di Stato

Uno schermo con i titoli.
Uno schermo con l'andamento dei titoli in Borsa (ANSA)

ROMA.  – Il flusso di risparmio e di depositi bancari causati dal lockdown Covid è stato canalizzato, in Europa e in Italia, verso l’acquisto dei titoli di Stato emessi dai governi proprio per  fare fronte ai costi extra e al sostegno del reddito con un ruolo chiave che è stato giocato da parte delle banche centrali, le banche e i fondi nell’indirizzare lì tali risparmi.

Nella “Nota Covid” la Banca d’Italia, che analizza le transazioni finanziarie del 2020, spiega come la crescita dei depositi sia stata la maggiore dall’introduzione della moneta unica e di media è stata di 2000 euro per le famiglie in Europa e di 1700 nel nostro paese. Certo si tratta di dati complessivi e disomogenei.

Alcuni nuclei familiari sono stati pesantemente colpiti dalla crisi economica generata dalla pandemia e le misure varate dai governi hanno limitato solo in parte la caduta dei redditi. Il lockdown ha però provocato una caduta dei consumi che nel nostro paese è stato superiore al 10%, interrompendo una crescita ventennale. In deciso calo anche i profitti delle imprese (-7,7% nell’area euro)

E il sostegno a famiglie e imprese ha fatto schizzare i debiti pubblici.  L’indebitamento netto ha raggiunto il 7,2 per cento del PIL nel complesso dell’area (dallo 0,6 nel 2019) ed è stato  finanziato prevalentemente tramite emissioni nette di titoli pubblici, per un ammontare di circa 1.000 miliardi di euro.

Titoli acquistati appunto dalle banche centrali (tramite i programmi straordinari) le banche e i fondi che vi hanno convogliato il flusso di  “risparmio dei settori in surplus finanziario” .In questo modo, rilevano gli analisti, “l’incidenza dei titoli del debito pubblico dell’area sul totale delle attività finanziarie delle Ifm (banche centrali, banche, fondi e Cdp) durante il 2020 sottolinea il rapporto, “è salita nel complesso all’11,7 per cento (dal 9,9 nel 2019).

E se gli acquisti delle banche centrali sono stati decisivi anche i titoli di debito emessi dalle amministrazioni pubbliche dell’area rappresentano in media il 5,7 per cento delle attività di banche e fondi. I titoli pubblici  italiani sono invece l’11 per cento delle attività finanziarie delle banche italiane (senza Bankitalia e le altre banche centrali), il valore più alto degli ultimi 20 anni.

Dati significativi che sono comunque in parte già cambiati visto che, come segnala l’istituto centrale in altre pubblicazioni diffuse nelle scorse settimane, ha segnalato una ripresa promettente sebbene ancora non definitiva, di consumi e investimenti.