Sale la tensione sulle pensioni, Salvini va da Draghi

Il segretario della Lega, Matteo Salvini, si dirige a Palazzo Chigi.
Il segretario della Lega, Matteo Salvini, si dirige a Palazzo Chigi. (ANSA)

ROMA. – Non c’è ancora soluzione al rebus della manovra: manca il punto di caduta sul dopo Quota 100, manca uno schema definito per il taglio delle tasse, si discute sulle modifiche da apportare a reddito di cittadinanza e superbonus mentre il Movimento 5 Stelle, che pure respinge la logica delle “bandierine” di cui il presidente di Confindustria Bonomi continua ad accusare i partiti, punta i piedi sul cashback e chiede a Mario Draghi di “rispettare gli impegni” e riattivarlo, eventualmente rivisto e corretto.

Il premier rientra a Palazzo Chigi nel primo pomeriggio: fa il punto con il sottosegretario Roberto Garofoli su tutti i dossier aperti e si prepara a incontrare Matteo Salvini. Il leader della Lega si presenta accompagnato dal suo responsabile Lavoro, Claudio Durigon e dal sottosegretario leghista Federico Freni. I tre arrivano attorno alle sei, cartelline sottobraccio, e per un’ora in un “lungo e positivo colloquio” a due Salvini illustra al premier “le sue proposte per rilanciare il Paese e difendere lavoro e pensioni”.

La Lega “è al lavoro sul ‘salva-pensioni”, il laconico messaggio a fine riunione. Un solo punto fermo, “evitare il ritorno alla Fornero”. I margini per discostarsi dalla proposta che il governo ha messo già sul tavolo, vale dire il passaggio graduale da quota 102 a quota 104, sarebbero minimi e la Lega starebbe insistendo almeno per affiancare a questo meccanismo un fondo ad hoc per le piccole imprese.

Anche Pd e M5S, in una sintonia confermata da un pranzo di Giuseppe Conte ed Enrico Letta in centro a Roma proprio nelle ore in cui sale lo scontro sulla manovra, concordano sulla necessità di ammorbidire lo scalone di 5 anni che scatterebbe da gennaio ma la ricetta è completamente diversa dagli alleati di governo della Lega.

Bisogna puntare, come ha ribadito Andrea Orlando alla riunione del gruppo del Pd alla Camera, a “correggere” alcune delle storture di Quota 100, favorendo questa volta “i lavoratori delle Pmi, le donne” chi ha “carriere discontinue”. I dem insistono anche sull’attenzione a chi fa lavori gravosi, guardando alla proroga dell’Ape social che andrebbe anzi rafforzata in modo significativo, non solo ampliando la lista dei lavori più faticosi ma aiutando le donne.

La logica delle quote non piace neanche a Confindustria, che chiede però di dedicare tutte le risorse disponibili alla crescita, evitando di perseguire “visioni passate”, come sta facendo il ministero del Lavoro, attacca Carlo Bonomi, con la riforma degli ammortizzatori.

Saranno “molto moderni” e “subordinati all’impegno verso percorsi di carattere formativo”, ribatte indirettamente Orlando parlando ai deputati Dem. Anzi, il ministro rivendica che con tre mesi di anticipo rispetto alla tabella di marcia del Pnrr è partito il programma Gol, il cuore delle nuove politiche attive per il lavoro.

Per accelerare investimenti e riforme – come invita a fare anche la presidente del Senato Elisabetta Casellati, in visita a Bruxelles – il governo sta cercando di chiudere anche il decreto Recovery, che ancora si spera di portare insieme alla manovra in settimana, in un Consiglio dei ministri che potrebbe tenersi giovedì probabilmente preceduto da una cabina di regia.

Nel frattempo il premier incontrerà anche i sindacati, che da giorni chiedono di essere convocati per affrontare non solo il nodo delle pensioni ma anche la destinazione degli 8 miliardi per il calo delle tasse, su cui ancora litigano anche i partiti.

L’orientamento del governo resterebbe quello di alleggerire le buste paga attraverso un intervento sull’Irpef ma sale il pressing di chi invece vorrebbe dividere le risorse tra famiglie e imprese, intervenendo anche sull’Irap per gli autonomi, mentre Confindustria continua a chiedere che si taglino i contributi.

Intanto prende quota l’idea lanciata dall’Ance per estendere la proroga al 2023 del Superbonus a immobili unifamiliari, ville e villette, cioè quella di introdurre un tetto al reddito per evitare che gli incentivi al 110% finiscano anche nelle tasche “dei ricchi”, come spiegano dalla maggioranza.

La proposta troverebbe il favore del Movimento 5 Stelle che è pronto ad accogliere modifiche al Reddito di cittadinanza – stretta sui controlli, decalage per chi rifiuta offerte di lavoro, probabilmente a partire dalla seconda – ma non vuole cedere e abbandonare il cashback. Un tema di cui nelle prossime ore Conte potrebbe parlare faccia a faccia con Draghi.

(di Silvia Gasparetto/ANSA)

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