Sempre meno i nuovi vaccinati, verso terza dose under 60

Hub vaccinazioni della Croce Rossa.
Hub vaccinazioni della Croce Rossa.. ANSA/ GIUSEPPE LAMI

ROMA. – “Per tenere sotto controllo il virus dobbiamo raggiungere il 90%” di immunizzati, secondo il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza. Di fronte alla risalita dei contagi, l’asticella dell’immunità di gruppo è stata spostata verso l’alto. Un soglia non tanto lontana dai numeri attuali, ma resta da vedere se sia realizzabile l’obiettivo di 9 italiani su 10 contemporaneamente immunizzati. Anche per questo, si spinge sulle terze dosi per assicurare una risposta più robusta.

E se il coordinatore del Cts Franco Locatelli ritiene che si arriverà “più in là nel tempo” a considerare una terza dose anche per i più giovani, il presidente dell’Istituto superiore dei Sanità, Silvio Brusaferro, si spinge oltre: estenderla a tutta la popolazione “è uno scenario verosimile”.

In base ai dati aggiornati a questo pomeriggio sono 44,4 milioni le persone che hanno completato il ciclo vaccinale, l’82,22% della popolazione over 12, mentre l’86,06% ha fatto almeno una dose. L’obiettivo del 90%, quindi, non sarebbe lontano, non fosse che i nuovi vaccinati sono sempre memo e resistono gli irriducibili del no: 7,6 milioni di italiani over 12 non hanno fatto nemmeno una dose.

Le somministrazioni vanno avanti, ma negli ultimi giorni sembra esaurita la spinta dell’obbligo del Green pass per l’accesso ai luoghi di lavoro in vigore dal 15 ottobre. Ad esempio, i nuovi vaccinati questa domenica sono stati circa 10mila, la domenica precedente erano stati quasi 29mila, e quella ancora prima 26mila.

Proseguono invece a ritmo sostenuto le seconde e terze dosi con i vaccini. Queste ultime hanno superato il milione, tra “dose addizionale”, somministrata ai soggetti fragili, e “booster”, ossia l’ulteriore richiamo agli over 60. Potrebbero essere in vista anche i richiami per chi ha fatto il vaccino monodose J&J, su questo punto, ha precisato Locatelli si attendono le indicazioni dell’Ema.

Visto che “la protezione dopo 6 mesi scende in modo significativo”, secondo il microbiologo Andrea Crisanti, le persone vulnerabili e il personale sanitario dovrebbero fare la terza dose “il prima possibile” ma, avverte, “se non vogliamo che accada quello che stiamo vedendo in Gran Bretagna, la terza dose di vaccino dovrebbero farla tutti”.

“Abbiamo ancora del tempo per decidere” sui giovani, è cauto Rezza: “del resto la maggior parte ha cominciato il ciclo vaccinale a ridosso dell’estate e non sono passati i sei mesi per l’ulteriore richiamo”. “Stiamo ancora valutando se e quando effettuarla – aggiunge – guardando anche agli studi effettuati in Israele”.

Il Paese è, infatti, una sorta di laboratorio sul campo: primo a partire con l’immunizzazione della popolazione e primo a decidere la somministrazione di una terza dose del vaccino Pfizer, ad inizio agosto. Tanto che già un mese fa, parlando all’Assemblea Generale dell’Onu, il premier Naftali Bennet ha potuto annunciare che “con la terza dose si è 7 volte più protetti che con due dosi”.

C’è poi da valutare anche l’eventuale protezione per i più piccoli. “Avere la vaccinazione per bambini tra 5 e 11 anni”, osserva il professor Matteo Bassetti, “vorrebbe dire proteggere tutta la fascia di studenti che frequenta le scuole, dalle elementari alle medie”. Questi vaccini, ha precisato, sono “sicuri tanto quanto altri obbligatori” e forse “anche di più”.

Se da un lato c’è la corsa contro il tempo per la copertura vaccinale, dall’altra si attende il primo farmaco per il trattamento a casa del Covid. L’Ema (l’Agenzia europea per i medicinali) ha avviato l’esame dei dati sulla pillola antivirale della casa farmaceutica Merck e in collaborazione con Ridgeback Biotherapeutics. Secondo di dati dell’azienda, il Molnupiravir somministrato due volte al giorno ha ridotto il rischio di ospedalizzazione o morte di circa il 50%.

(di Melania Di Giacomo/ANSA)

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