Draghi all’Ue: “Limitare gli aumenti del prezzo dell’energia per tutelare la ripresa”

Il Presidente del Consiglio Mario Draghi in una foto d'archivo.
Il Presidente del Consiglio Mario Draghi in una foto d'archivo. (Ufficio stampa Presidenza del Consiglio)

BRUXELLES. – Agire subito. Per non danneggiare la ripresa post-Covid, per preservare quella transizione ecologica che ha i suoi tempi e i suoi costi. Mario Draghi si è presentato all’Europa Building di Bruxelles portando un messaggio netto al Consiglio europeo: il dossier dei rincari energetici non può subire dilazioni. Ma la strada resta in salita, le posizioni con cui i Paesi membri si siedono al tavolo sono piuttosto distanti, la ricerca di una soluzione comune si preannuncia faticosa.

E poi c’è il grande rebus del cosiddetto mix energetico: ovvero quali fonti un Paese membro possa usare in questa fase di transizione Green senza essere bocciato dal rating della sostenibilità messo in campo da Bruxelles.

Quattro ore e mezzo di dibattito per il primo punto sul tavolo di Consiglio già destinato a infiammarsi sul caso polacco danno il senso della crucialità del dossier energetico. Draghi è stato tra i primi a intervenire, invocando linee di azioni urgenti.

Poco prima, a Roma, il ministro dell’Economia Daniele Franco ha ammesso che il caro-prezzi “è un fattore che può essere di ostacolo al consolidarsi della ripresa”, assicurando che il governo è pronto a ulteriori interventi. A Bruxelles il presidente del Consiglio ha invece messo subito sul tavolo l’importanza di un coordinamento tra tutti e 27 Stati membri.

“Bisogna intervenire al più presto per limitare gli aumenti del prezzo dell’energia, per preservare la ripresa e salvaguardare la transizione ecologica”, ha spiegato Draghi. La toolbox elaborata dalla Commissione a inizio ottobre è un primo passo ma l’Italia – come anche la Spagna – mira più in alto sul terreno dello sforzo comune e della tempistica.

Pedro Sanchez, prima di entrare al vertice, ha sottolineato ad esempio che vorrebbe che una prima parte dell’iter si chiudesse già a dicembre. Ma al momento l’unico obiettivo percorribile sembra essere quello dell’alleanza di volenterosi per l’acquisto di riserve comuni di gas. A tarda sera, un accordo tra i 27 sul testo delle conclusioni del summit non è stato ancora trovato.

La discussione è stata “molto approfondita”, spiega una fonte Ue usando una formula che spesso maschera evidenti divisioni. Del resto la stessa Angela Merkel sulla strada dello stoccaggio comune per calmierare i prezzi è tiepida. Più che intervenire sul mercato è “meglio adottare misure di sostegno sociale, come facciamo ad esempio in Germania”, è stata la linea della cancelliera.

E poi c’è il concetto di mix energetico, definito da una fonte diplomatica una parole chiave del dossier. Concetto che contiene una domanda cara a tutti i big dell’Ue: quali sono le energie utilizzabili nella transizione alle rinnovabili? La Francia, ad esempio, sventola la bandiera del nucleare. In Germania è ancora ampio l’uso del carbone. L’Italia spinge sul gas.

Tutti devono fare i conti con la tassonomia europea, che decide cosa è più o meno verde. Con tutte le conseguenze finanziarie del caso. Dulcis in fundo, a rendere elettrica la discussione è stato anche il ruolo del mercato degli Ets – le emissioni di Co2 – sul caro-prezzi. La Spagna ha chiesto una maggiore vigilanza, la Repubblica Ceca li ha messi letteralmente nel mirino.

L’Italia, per ora, non si è esposta. Piuttosto, Draghi ha chiesto un inventario europeo sulle riserve presenti, invitando la Commissione a presentare una bozza di regolamento sugli stock comuni al più presto.

(di Michele Esposito/ANSA)