Trump guarda al 2024 e lancia il suo nuovo social

Una persona mostra la app "Truth social" nel telefonino, di fronte a uno schermo di Donald Trump. DELMAS/ AFP

NEW YORK.  – Donald Trump affila le armi per il 2024. Pur non avendo ancora sciolto le riserve sulla sua possibile ricandidatura per le presidenziali, il tycoon si prepara e lancia il suo nuovo social media. Si chiama Truth, verità, e ha come obiettivo quello di “combattere la tirannia di Facebook e Twitter”, che lo hanno cacciato dalle loro piattaforme dopo l’attacco al Congresso del 6 gennaio.

“Viviamo in un mondo dove i talebani hanno un’enorme presenza su Twitter, mentre il vostro presidente preferito viene silenziato. Questo è inaccettabile!”, ha tuonato Trump in una nota della Trump Media & Technology Group, la società media di cui è presidente. L’annuncio ha avuto come effetto inmediato quello di far correre Digital World Acquisition Group a Wall Street, dove è arrivato a guadagnare fino al 111% per essere poi sospeso per eccesso di volatilità.

La società – una spac, special purpose acquisition company – ha infatti in programa una fusione o un’acquisizione del gruppo media dell’ex presidente che, così, sbarcherà al Nasdaq.

Con il suo social Trump scommette di poter tornare alla ribalta e riconquistare quel ruolo di primo piano nella política americana che sembra sempre più appannato. Oltre a mantenere la presa su quel partito repubblicano che ha stravolto con la sua ascesa e che, seppur in maniera ridotta, continua a influenzare e spaccare fra endorsement e critiche contro coloro che non lo hanno difeso a spada tratta.

La versione iniziale di Truth sarà disponibile da noviembre per un ristretto gruppo di “invitati” per diventare poi accessibile al grande pubblico nei primi tre mesi del 2022. Il social consentirà a Trump anche di continuare la sua battaglia personale contro l’egemonia di Big Tech, che in passato ha attaccato ripetutamente accusandola di essere faziosa e guidata da un gruppo di liberal che portano avanti la loro agenda. Da qui la sua idea di creare una piattaforma alternativa che, secondo i commentatori, sarà più paragonabile a Parler o Gab che a Facebook o Twitter.

Il tycoon non ha mai digerito l’espulsione dalle piattaforme più popolari, che lo hanno cacciato dopo il 6 gennaio perché i suoi tweet incitavano alla violenza. Una decisione che ha scatenato polemiche e avviato una riflessione sul crescente ruolo dei social nella società e nel più ampio quadro della libertà di espressione.

Il dibattito all’interno di Facebook sul trattamento riservato ai vip sulla piattaforma – incluso Trump – è ancora infuocato, e ad alimentare le fiamme è la presa di posizione del comitato di controllo che ha avviato un esame sull’esenzione dalle regole generali per gli “amici” di alto profilo tramite un sistema chiamato “XCheck”.

I fatti del 6 gennaio continuano intanto ad agitare anche la politica americana, con la Camera che è attesa al voto sull’accusa di oltraggio al Congresso per Steve Bannon, l’ex controverso stratega di Trump. Per i deputati repubblicani si tratta di un test importante in grado potenzialmente di ampliare la spaccatura all’interno del partito, diviso fra i sostenitori dell’ex presidente e i contrari, come Liz Cheney, nemica giurata del tycoon.

(di Serena Di Ronza/ANSA).