Operaio 22enne muore schiacciato, lavorava da tre giorni

Manifestazione contro gli incidenti sul lavoro, caschi gialli a terra.
Manifestazione contro gli incidenti sul lavoro, caschi gialli a terra.. ANSA / CIRO FUSCO

BOLOGNA. – Aveva 22 anni e lavorava come facchino, con un contratto interinale, da appena tre giorni. La sua morte è avvenuta durante il turno di notte mentre svolgeva operazioni di carico e scarico merci, schiacciato da un camion. Si chiamava Yaya Yafa e la sua è l’ennesima giovane vita spezzata in modo atroce su un posto di lavoro.

Luana, Laila, e non solo. Ieri due morti in Campania, oggi un altro ferito in Piemonte. Da mesi si ripete “mai più” e invece ancora una volta c’è una morte ‘bianca’ da ricostruire e raccontare. Yaya Yafa era originario della Guinea Bissau. Viveva a Ferrara ma da pochissimi giorni, appena tre, stava lavorando in un magazzino del corriere Sda all’Interporto, il maxi polo che ha sede a Santa Maria in Duno di Bentivoglio nel Bolognese, centro nevralgico per la logistica di tutto il Centro Nord. Non era un dipendente diretto di Sda, era impiegato dalla ditta di trasporti Metra tramite un contratto con un’agenzia interinale.

L’incidente è avvenuto intorno all’una della scorsa notte. Secondo quanto finora ricostruito, Yaya è rimasto schiacciato fra la ribalta del magazzino – una delle migliaia di “porte” in cui avvengono le operazioni di carico/scarico delle merci – e il camion che aveva parcheggiato a ridosso. Il mezzo pesante non si sarebbe spostato e a muoversi, travolgendo il giovane, sarebbe stata la piattaforma mobile. Il camion gli ha sfondato il torace, uccidendo Yaya sul colpo.

A lanciare l’allarme i colleghi. Sul posto, coi carabinieri, il 118 e il personale della medicina del lavoro. Per Yaya non c’è stato nulla da fare. Un grido ingoiato tra lamiere di metallo freddo. Dinamica precisa ed eventuali responsabilità sono all’esame dell’autorità giudiziaria che ha aperto un’indagine, con gli accertamenti delegati all’Unità operativa prevenzione e sicurezza Ambienti di Lavoro dell’Ausl di Bologna.

“Addolorato e rattristato”, ora “dobbiamo capire come è successo” e lasciar spazio alle indagini. Così Sergio Crespi, direttore generale dell’Interporto. I sindacati sono sul piede di guerra per questa ennesima tragedia e hanno proclamato uno sciopero immediato, con stato di agitazione. “Inaccettabile” è il grido di Nidil Cgil, Filt Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti di Bologna, che punta il dito contro “il massiccio utilizzo che le aziende svolgono delle agenzie per il lavoro, anche in Interporto, per brevissimi contratti di lavoro”.

Un utilizzo, sottolineano i sindacati, che “non può non prescindere dal rispetto delle norme sulla salute e sicurezza”. Solo poche settimane fa “Filt-Cgil aveva denunciato la precarietà di quello specifico appalto nel contesto di un progetto Inail. Assistiamo in tutta la filiera Sda a contratti di un giorno, persone contattate tramite gruppi Whatsapp dalla sera alla mattina, senza nessun tipo di formazione adeguata. Ragazzi prevalentemente stranieri, di origine africana”.

“Qualcuno forse parlerà di fatalità ma questa morte è conseguenza della condizioni di lavoro troppo spesso precarie”, sottolinea Si Cobas. Uil regionale invita il Governo ad “avviare, in modo rapido, l’assunzione dei nuovi ispettori per rafforzare i controlli e al contempo varare una normativa ad hoc che sanzioni in modo pesante le imprese che non rispettano le norme sulla sicurezza dei loro lavoratori”. Serve un “piano nazionale”, dice Ugl.

Anche la Regione Emilia-Romagna, tramite l’assessore al Lavoro Vincenzo Colla, chiede “un ragionamento serio e interventi urgenti sulla sicurezza, in particolare per i lavoratori precari”. Il sindaco metropolitano di Bologna Matteo Lepore ha convocato un incontro urgente con sindacati e istituzioni per la settimana prossima per valutare iniziative comuni sul tema della qualità del lavoro nell’ambito del settore logistico.

(di Stefania Passarella/ANSA)

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