Fmi: “In Italia ripresa forte, svolta dai vaccini”

Fondo Monetario Internazionale

ROMA-NEW YORK. – La scelta politica di fare qualunque cosa per difendere il tessuto economico, anticipata da Draghi allo scoppio della pandemia e messa in pratica con la formazione del Governo. E il “game changer”, il punto di svolta, delle vaccinazioni, che hanno consentito le riaperture. Sono i due elementi per cui il Fmi “promueve” la ripartenza italiana, diradando l’orizzonte dai timori di una correzione di bilancio o degli aiuti della Bce: ancora non è il momento.

A parlare – in un’intervista con l’ANSA – è Alfred Kammer, direttore del Dipartimento europeo del Fondo monetario internazionale, posizione che poco più di un anno fa ha rilevato dal Poul Thomsen per volere della direttrice generale Kristalina Georgieva. L’Italia è in una “forte fase di ripresa” – dice – e questo è il “successo della risposta politica” che, con le misure adottate, ha impedito un collasso del tessuto produttivo durante la fase peggiore della pandemia, e consentito “una ripartenza dell’economia e una ripresa forti”.

Tedesco, una carriera quasi trentennale in alcuni degli snodi nevralgici dell’azione del Fondo, Kammer incarna bene la svolta pragmatica del Fmi se confrontato  al suo predecessore danese, noto per l’austerity inflitta alla Grecia durante la grande crisi finanziaria. In Europa – spiega – dopo anni in cui si è tentato di ridurre i debiti a suon di manovre restrittive, la crisi pandemica ha insegnato che occorre spingere sulla crescita ad ogni costo.

Anche ora, dopo un 2020 e un 2021 di politiche espansive (Kammer in aprile aveva invocato un “booster shot”, un “richiamo vaccinale” per la crescita e ritiene di esser stato accontentato), “invitiamo alla cautela per evitare qualsiasi shock improvviso: meglio fare un po’ più del dovuto e più a lungo, piuttosto che fare meno e ritirare le misure precocemente”.

Non significa spesa sempre e comunque: consolidata la ripresa, il Fmi – che proprio oggi incassa l’addio della capo economista Gita Gopinath, prima donna in quel ruolo – si aspetta che i Paesi recuperino “spazio di manovra fiscale” per intervenire alla prossima crisi.

Ma l’istituzione di Washington pensa, ora che è in discussione  la riforma del Patto di stabilità, che “le regole sono divenute troppo complesse. Siamo in contesto molto diverso e un ritorno alle norme esistenti si tradurrebbe in irrealistici e controproducenti aggiustamenti di bilancio”, spiega Kammer.

Il nuovo Patto dovrebbe tener conto della “necessità di investimenti pubblici” e incorporare “uno strumento con capacità di bilancio anticiclica”, una sorta di recovery fund reso permanente.

L’obiettivo del ministro dell’Economia Daniele Franco di raddoppiare la crescita potenziale dell’Italia, da decenni ferma a pochi decimali, e il sentiero indicato nella Nadef di riduzione del debito (che il Fmi attende in calo al 154,8% quest’anno) sono molto ambiziosi secondo diversi osservatori.

Un recente report di Fitch solleva dubbi, se qualche elemento della “congiunzione astrale” fortunata (crescita elevata-tassi bassi-uso efficiente del recovery-partiti collaborativi) dovesse venir meno. Kammer usa toni rassicuranti. Riformare giustizia, fisco, concorrenza, Pa, “aumenterà il potenziale di crescita di lungo termine” aiutando a mantenere il debito su una “traiettoria sostenibile”.

E i tassi “non saliranno nel futuro immediato”, anche perché la fiammata dell’inflazione è “temporanea” e la Bce – ribadisce Kammer – dovrà essere “molto attenta” nel rimuovere le misure di sostegno. Ma anche se i tassi salissero oltre il previsto, ciò avverrebbe in tandem con un rialzo della crescita.

E  “data la durata lunga del debito, sarà lento l’impatto sul costo di finanziamento”. Più in là – dice Kammer – servirà un consolidamento “growth friendly”, amico della crescita, guardando all’efficienza del sistema fiscale e della spesa con misure selettive. Ma c’è tempo.

(  di Domenico Conti e Serena Di Ronza/ANSA)