Tempo e Spazio: Dall’antichità fino a Einstein e ripercussioni culturali nel ‘900 (IV)

Van Gogh: Campo di grano con corvi (1890)
Van Gogh: Campo di grano con corvi. (1890)

Ciò che vi propone la rubrica Al Nord della Polare, è una serie de pubblicazioni, le quali argomentano inizialmente intorno ai due termini quali sono “Spazio e Tempo”. Questi, nel susseguirsi delle pubblicazioni saranno applicati allo studio dell’arte pittorica, in particolare allo sviluppo artistico del 900, del quale sappiamo protagonisti diversi movimenti artistici. Accenneremo al carattere di molti confrontando le motivazioni, ma in particolare si darà maggior protagonismo all’opera metafisica, e quindi, al più grande Maestro del 900 Italiano. Vi invitiamo a seguire la lettura con dedicata attenzione, in quanto porta con se le premesse per capire l’arte e lo sviluppo di questa nel 900.


TEMPO E SPAZIO NELLA PITTURA

Francesco Santoro

Comunemente si pensa che il tempo, inteso come elemento compositivo, sia del tutto estraneo alla struttura dell’arte figurativa, che si sviluppa sull’organizzazione dello spazio bidimensionale.

Infatti, mentre lo spazio è l’elemento visibile, tangibile e plasmabile, il tempo resta invece una costruzione concettuale che può essere leggibile attraverso i modi di organizzare lo spazio sulla superficie.

“Il nero orologio in marmo” Paul Cezanne (1870)

Il tempo, semmai, trova una collocazione più ovvia come elemento compositivo in altre arti come la musica e la poesia che utilizzano un tempo fisicamente più prolungato. Una riflessione più attenta, però, ci induce a riconoscere una non trascurabile presenza del tempo nella composizione e nella fruizione dell’immagine pittorica.

 

Paul Klee- Castle and Sun (1929)

Già nell’antichità con lo stile geometrico la ripetizione di una stessa immagine e di un identico motivo ci da l’idea di una continuità ritmata che è data appunto dal ripetersi della figura. Questi elementi ripetitivi e sempre uguali, percepibili singolarmente, come isolati, ma che l’attenzione tiene insieme presenti, nel passaggio dall’uno all’altro il loro rapporto di compresenza porta a scandire un ritmo di spazio figurato determinandone un tempo più o meno lento, lungo, veloce, turbinoso. La stessa suddivisione della superficie in piani prospettici scandisce lo spazio in successivi episodi pittorici, dandoci un ritmo di scansione dello spazio. Individuata la presenza ritmica in chiave temporale possiamo, in base alla presenza più o meno intensa di elementi, calcolare il tempo in senso sia ritmico che storico.

La presenza di ampie cesure e asimmetricità rallentano il ritmo, gli scorci e la simmetricità invece lo accelerano e lo rendono più serrato. Comunque la difficoltà di rappresentare il movimento come indicatore temporale della pittura è sempre stata una parziale limitazione di cui l’artista ha certamente sentito il peso; per esprimere un prima e un poi, un movimento temporale ha fatto uso di simboli che ne indicassero un qualcosa oltre il presente.

“Impression, Soleil levant” – Claude Monet, 1872

Gli impressionisti tentarono di superare queste limitazioni, dipingendo più quadri del medesimo soggetto nelle differenti ore del giorno rappresentando un cromatismo atmosferico per stabilire una successione di tempi. Cercarono di fissare la loro idea di movimento tramite l’effetto luminoso prodotto da una nuvola o l’incresparsi del vento sull’acqua. Altri hanno cercato di rendere nelle loro pitture il senso del tempo tramite la rappresentazione di quel simbolo standardizzato che relaziona il tempo privato a quello pubblico, cioè l’orologio. Cezanne in una natura morta del 1870 dipinge un grande orologio nero a cui toglie le lancette per rendere assente l’indicatore, l’assenza di tempo.

 

“Enigma dell’ora” Giorgio De Chirico (1911)

De Chirico nell’ “Enigma dell’ora” dipinge un orologio che torreggia nel vasto spazio dove una piccolissima figura statica e ferma alza lo sguardo verso la sua imponente grandiosità. Una simile cosa potrebbe far pensare al tempo ufficiale, al tempo pubblico che domina quello privato, ma l’orologio in De Chirico è un simbolo ricorrente nettamente in contrasto con il trascorrere del tempo naturale del giorno.

 

“I piaceri del Poeta” Giorgio De Chirico (1913)

 

“La ricompensa dell’indovino” Giorgio De Chirico (1913)

 

“La Conquista del filosofo” Giorgio De Chirico (1914)

 

“Gare Montparnasse (Malinconia della partenza)” (1914) – Giogio De Chirico

 

Lo troviamo come simbolo nelle opere come “I piaceri del poeta” del `13, la “Ricompensa dell’indovino”, “La conquista del filosofo”, “Malinconia della partenza”. Una nota che richiama la parola tempo, con un chiaro richiamo al tempo presente, è la constante presenza del treno che incontriamo nelle suddette opere. L’immagine del treno si potrebbe ricollegare all’affermazione delle ferrovie su scala mondiale che, insieme all’ora ufficiale, fu un evento di notevole portata, istitualizzato esattamente nel ‘12.

Se ogni figurazione poggia sulla componente spazio-tempo, la loro percezione porta a considerare il tempo elemento di differenziazione lo spazio elemento di unificazione, il tempo indicatore delle circostanze, degli eventi, le problematiche, lo spazio l’atto e la casualità; il tempo la dislocazione del reale nell’irreale. E comunque gli elementi comuni allo spazio e al tempo sono tali e tanti che è difficile fare delle ripartizioni nette. Dal punto di vista spaziale ogni azione figurativa si conclude in una configurazione temporale ogni atto o segno temporale fluisce in un processo di trasformazione spaziale.

L’articolazione di spazio-tempo rappresentata nell’opera d’arte, anche se lo comprendono non intende riprodurre la struttura del mondo fisico ma rimandare ad uno o più autori che, muovendosi nel campo dell’immaginario, interpretano il reale. In questo senso la componente spazio-tempo esce dal reale fisico, per presentarsi come struttura dell’esperienza. Obiettivo dell’arte dunque non è quello di dare un duplicato del reale ma fissare i comportamenti e le interpretazioni degli uomini nel tempo è ovvio che non è la singola opera, bensì l’autore la fonte interpretativa. Se l’opera d’arte rimanda al suo autore e al suo ambiente quindi al suo tempo, attraverso l’analisi di essa si può, in qualche modo, conoscere il pensiero e la tendenza di un’epoca. L’analisi richiede però, una certa attenzione nella lettura degli elementi formativi, in quanto le immagini, indicano, sì, un rapporto tra il reale ed il pensiero, ma mai l’identità fra il reale e l’immaginario.

Questo succede perché spesso l’immagine racchiude elementi riconducibili a tempi diversi, nati attraverso l’esperienza personale dell’artista, cosa, che rende a volte difficoltosa la possibilità di estendere la spiegazione degli elementi formativi dell’opera d’arte in funzione del reale.

Ora ogni epoca modifica, sviluppa nuove idee portando i sistemi figurativi a variare anche essi.

Carattere Bizantino 

 

Carattere figurativo moderno

La pittura come rappresentazione è stata sempre presente in tutti i momenti della storia dell’uomo, non solo come testimonianza evolutiva, ma anche come manifestazione dei segni con cui si manifesta il pensiero collettivo, o privato delle generazioni.

Per capire i cambiamenti e gli sviluppi delle idee che hanno caratterizzato un’epoca, è necessario sostituire all’analisi di uno spazio tempo, che ingloberebbe ogni epoca e ogni tempo, lo studio e l’approfondimento di uno spazio-tempo specifico della singola epoca tramite i segni rapportati nell’opera.

Nel passato convinzioni e credenze davano un orientamento di sviluppo dello spazio figurato, immobile, in cui le azioni e i valori si universalizzavano.

Al principio del nostro secolo si caratterizza lo spazio come schermo mutevole del diverso agire quotidiano. Spostamento di visione che è dato dal punto di osservazione da cui l’artista del nostro secolo guarda il reale, cioè dall’esterno all’interno.

Francis Bacon – Triptych, August 1972

Non ci si ferma più al racconto, all’accaduto ma interiorizzando e spostando il campo di ricerca, si tenta di fissare schemi di organizzazione visiva per indagare sulla struttura della mente umana. Muta così il sistema figurativo: si guarda alle cose dimenticandone la funzione ed il nome; si sostituisce lo spazio euclideo con uno spazio che dispone e rappresenta le forme sensibili dello spirito.

Il pittore è artefice libero da schemi rigidi; calandosi nei nuovi sistemi, trasforma ed interpreta le cose in modo reale o immaginario, cambia quindi il modo mentale di porsi di fronte al mondo.

L’artista non crea più gerarchie fra le cose e gli esseri come in passato dove tempo e spazio restavano congetture secondarie (il tempo era assoluto e lo spazio era concettualizzare l’estensione) non rappresenta più uno spazio dove la forma e il suo significato sono uguali per lo spettatore e l’autore, ma rappresenta uno spazio dove le forme sono strettamente legate alle azioni umane. L’arte viene così ad assumere funzioni informative sui giudizi di valore dell’individuo e dell’ambiente quanto sull’idea che l’artista ha dell’universo in una determinata epoca.

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