Laschet si arrende in Germania, presto il congresso Cdu

Armin Laschet, leader del partito Democrata Cristiano (CDU) durante una riunione del partito. ANSA/ EPA/Sean Gallup / POOL

BERLINO.  – Non ha mai pronunciato la parola dimissioni, pur avendo parlato a lungo. Armin Laschet, però, ha mollato la presa e ha annunciato a Berlino che la Cdu inizierà a stretto giro un processo di rinnovamento, che includerà i vertici e dunque la sua posizione, ad un nuovo congresso di partito.

La prospettiva di una coalizione “giamaica”, invece non va messa in soffitta: “l’Unione non chiude la porta” e sarà disponibile “fino all’ultimo minuto” a trattare con Verdi e liberali, per tornare al governo.

Parole arrivate pochi minuti dopo lo statement di tre segretari generali apparsi molto soddisfatti della prima giornata di colloqui esplorativi del cosiddetto “semaforo”: l’alleanza che vedrebbe Olaf Scholz cancelliere, con i socialdemocratici, insieme agli ecologisti di Robert Habeck e Annalena Baerbock e l’Fdp di Christian Lindner.

Sei ore per un incontro definito all’unisono “positivo” – “è andato molto bene”, dicono i liberali mentre i verdi commentano che è stata “una buona giornata” – in cui si è riscontrata “la base di fiducia” posta nei primi incontri bilaterali.

Il confronto continuerà lunedì, e i partiti si prenderanno il tempo necessario, ma l’Spd confida in un ingresso veloce nella fase successiva delle trattative. Ed è stata Angela Merkel, da Roma, ad assicurare a Mario Draghi che stavolta il negoziato sarà “veloce, più veloce del 2017”.

“Si percepisce che c’è la volontà di fare qualcosa insieme. E la possibilità che ci si riesca c’è”, ha affermato il segretario Spd Lars Klingbeil, prendendo per primo la parola. Il lavoro sarà “intenso e concentrato”, e i colloqui verranno preparati durante il weekend. C’è aria di sintonia, anche con i liberali: Volker Wissing non sembra affatto più pessimista dei colleghi.

Verdi e Fdp hanno respinto però le affermazioni di Markus Soeder, che ieri dava la prospettiva di una “giamaica” ormai tramontata. E a rilanciarla anche oggi è stato il presidente del Nordreno Vestfalia, che sta muovendo probabilmente gli ultimi passi della sua carriera politica. “Il progetto giamaika non fallirà per una questione di nomi, l’ho sempre detto”, ha spiegato alla stampa.

“Non abbiamo vinto, siamo arrivati secondi. E verdi e Fdp dovranno decidere con chi parlare. Adesso la questione non è quale partito o quale persona ma quale politica si voglia fare nei prossimi 4 anni. Perciò io mi impegno per la giamaica”.

Progetto “ambizioso” dall’ampio “ancoraggo nella società”. Poi è arrivato il lungo discorso che, senza mai parlare di passo indietro si concludeva con la promessa: “Affronteremo rapidamente la questione della nuova squadra della Cdu, del presidente e del presidio”.

“Prima il Paese, poi il partito e infine le persone”, ha detto Laschet per introdurre l’annuncio di un parteitag a breve – i media tedeschi hanno riferito che la fiera di Dresda sarebbe già stata bloccata in un periodo compreso fra il 6 e il 13 dicembre .

Il contestato leader della Cdu, finito da settimane sotto fortissima pressione – dal crollo nei sondaggi, iniziato con le risatine alle spalle del presidente giunto a commemorare le vittime sulle alluvioni fino alla storica sconfitta del voto che ha punito il partito orfano di Merkel – ha fatto capire di intendere quel che resta della sua presidenza come una sorta di missione per riconciliare i conservatori. “Forse serviranno strade diverse, non convenzionali”, ha affermato, per arrivare a un candidato che trovi un “consenso”. E Laschet vorrebbe chiudere il suo percorso da “moderatore”.

(di Rosanna Pugliese/ANSA).

 

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