Ex Ss alla sbarra a 100 anni: “Non rispondo alle accuse”

L'ex SS Josef Schuetz entra nel tribunale con il volto cooperto da una cartella blu per proteggersi dalle telecamere dei giornalisti:
L'ingresso del ex SS Josef Schuetz al tribunale.

BERLINO.  – Ha compiuto 100 anni lo scorso novembre ed è il più vecchio imputato per crimini nazisti mai comparso alla sbarra finora. Josef Schuetz, ex guardia delle Ss del campo di concentramento di Sachesenhausen, è stato portato in aula con un deambulatore, mentre teneva davanti a sé una cartella blu per proteggersi dalle telecamere dei giornalisti: e al tribunale regionale tedesco di Neuruppin, in Brandeburgo, ha subito messo in chiaro che non risponderà alle accuse che gli sono rivolte.

“L’accusato non si esprimerà” sui fatti e sui reati che gli sono contestati, ha chiarito il suo avvocato difensore Stefan Waterkamp all’inizio del processo, sebbene Schuetz abbia espresso il desiderio di commentare la sua situazione personale.

La prima delle 22 udienze previste – della durata di un’ora per non affaticare troppo l’imputato – è stata dedicata alla lettura parziale delle 134 pagine d’accusa curate dal pubblico ministero Cyrill Klement. L’ex caporale della divisione “Toten-kopf” (teste di morto) delle Waffen-SS è accusato di complicità nell’omicidio di 3.518 prigionieri del campo di Sachsenhausen tra il 1942 e il 1945.

Tra i reati contestati ci sono le fucilazioni di massa in strutture speciali, gli stermini in camere a gas con lo Zyklon B e la morte indotta per debilitazione e malattia. “L’accusato ha sostenuto questo consapevolmente e volontariamente svolgendo coscienziosamente il servizio di guardia, che si inseriva perfettamente nel sistema di sterminio”, ha detto il pubblico ministero Klement.

Oltre ad aver partecipato all’uccisione dei prigionieri, Schuetz, all’epoca dei fatti 21enne, è accusato anche di avere fucilato alcuni prigionieri sovietici nel 1942 e di averne lasciati morire di fame altri. Il campo di Sachsenhausen, nei pressi di Berlino, ha ospitato tra il 1936 e il 22 aprile del 1945 circa duecentomila prigionieri, principalmente oppositori politici, ebrei e omosessuali.

In particolare nel periodo in cui l’accusato era in servizio a Sachsenhausen sono stati uccisi 71 combattenti della resistenza olandese, fucilati 250 “ostaggi ebrei” come rappresaglia ad un attacco durante una mostra nazista a Berlino ed è iniziata la deportazione dei prigionieri ebrei ad Auschwitz. A partire dal 1943, inoltre, anche nel campo del Brandeburgo è stata installata una camera a gas.

Secondo l’avvocato delle 16 parti civili Thomas Walther  – di cui sette sopravvissuti del campo di concentramento e nove parenti delle vittime – il sistema giudiziario tedesco ha trascurato troppo a lungo di fare i conti con i crimini nazisti.

Durante il processo diverse parti civili saranno ascoltate “e questo non è successo abbastanza in passato”, ha commentato il legale.

(di Uski Audino/ANSA)

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