Johnson-show: con la Brexit salari più alti e meno tasse

Il premier britannico Boris Johnson in un'immagine d'archivio.
Il premier britannico Boris Johnson in un'immagine d'archivio. (ANSA)

ROMA.  – Un Boris Johnson da manuale – tra visioni ottimistiche su un futuro roseo, battute e stoccate contro l’opposizione laburista, e la consueta dose di orgoglio nazionalista – ha concluso oggi a Manchester il Congresso del partito Conservatore, con la promessa di raccogliere solo frutti dolcissimi dalla Brexit. Che per il momento, insieme al Covid, viene vista da molti come la causa di scaffali vuoti, code alle pompe di benzina e enormi difficoltà nel reperire manodopera.

Tra gli applausi (a tratti autentiche ovazioni) e risate alle sue frasi sarcastiche verso il Labour – “Se Colombo avesse ascoltato il Labour avrebbe scoperto solo Tenerife”, tra le più memorabili – il premier britannico ha mostrato ancora una volta il suo talento formidabile di showman della politica, disegnando scenari di una Gran Bretagna “terra di opportunità”, che nel post-Brexit si dirige verso un’economia “con salari alti, maggiori competenze, alta produttività e sì, tasse più basse”.

Un Paese dove la differenze tra regioni verranno “livellate verso l’alto”. Un obiettivo che verrà raggiunto affrontando “le debolezze strutturali a lungo termine”, evitando di tornare “allo stesso vecchio modello difettoso di economia con salari bassi, crescita bassa, bassa competenze e bassa produttività”.

BoJo ha quindi promesso di piantare più alberi, pene più severe contro gli stupratori e una guerra senza quartiere ai trafficanti di esseri umani.  “Non avremo pace finché non saranno inasprite le condanne contro gli stupri”, ha assicurato, dopo che ieri aveva suscitato qualche polemica dicendo di non avere intenzione di trasformare la misoginia in crimine d’odio.

“Troppi uomini bugiardi, codardi e prepotenti sfruttano l’inefficienza delle leggi per farla franca sulla violenza contro le donne. Non possiamo permetterlo”.

A riprova di come la Brexit stia già producendo vantaggi tangibili per il Regno, il primo ministro ha citato l’accordo Aukus per la fornitura, insieme agli Usa, di sommergibili atomici all’Australia, strappata alla Francia: “É un esempio di ciò che il Regno Unito può ottenere al di fuori dell’Ue. Un accordo audace e brillante, esempio eccellente d’una Gran Bretagna globale in azione”.

L’attenzione è stata rivolta anche al Covid, capitolo sul quale Johnson ha difeso l’aumento di tasse a favore del servicio sanitario nazionale (Nhs), affermando che “Margaret Thatcher non avrebbe ignorato il meteorite che si è schiantato sulle finanze pubbliche”. E poi ha ribadito la giustezza dell’approccio libertario del suo governo: “I laburisti erano contrari ad eliminare le restrizioni anti-Covid. Se Starmer fosse stato premier, saremmo ancora in lockdown”.

Infine, l’orgoglio di essere il partito che “difende la storia del Regno Unito”, evitando che vengano messe all’indice figure come Winston Churchill (di cui Johnson è un grande ammiratore), la cui figura viene oggi riletta alla luce di un suo asserito razzismo.

“Io sono contrario – ha tuonato – perché solo vent’anni fa fu designato dal pubblico della Bbc come il più grande britannico di sempre, per aver contribuito a sconfiggere un regime tra i più razzisti che il mondo abbia mai visto”.

(di Patrizio Nissirio/ANSA)

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