I libri di Dante dietro al miracolo della Commedia

ROMA. – Come è stato possibile il miracolo della Commedia, su quali basi culturali Dante ha potuto contare nella composizione del poema e quali sono state e continuano ad essere le ragioni di un successo ancora così straordinario? A queste domande non semplici promette di dare risposta la mostra che l’ Accademia dei Lincei dedica dall’ 8 ottobre al 16 gennaio nella sua sede di Palazzo Corsini, a Roma, a ”La Biblioteca di Dante” e il convegno internazionale dal 7 al 9 ottobre con il confronto tra studiosi e ricercatori.

I curatori Roberto Antonelli, Ebe Antetomaso, Marco Guardo e Lorenzo Mainini spiegano che “nell’opera dantesca, e nella Commedia in particolare, la tradizione della cultura classica, cristiana e medievale si ricapitola come in una summa: autori, libri, scuole di poeti e filosofi, enciclopedie, mitologie antiche e dogmi cristiani, scrittori canonici e autori più eccentrici vengono tutti riattraversati dallo sguardo di Dante, che scrivendo il suo testo ne riscrive simultaneamente la tradizione d’appartenenza”.

Diventa, quindi fondamentale, conoscere di quali letture, di quali libri, si sia nutrita la cultura e la fantasia poetica del Sommo Poeta, interrogativo sul quale da sempre si sono misurati la critica e i lettori. La ricerca per comprendere più a fondo la Commedia, tuttavia, deve fare i conti con il fatto che “Dante non ebbe mai una vera e propria biblioteca, stabile e personale, come poi invece fu per Petrarca; non possediamo neppure autografi o libri sicuramente appartenuti a lui.

Il dibattito su quali opere Dante abbia effettivamente letto e quali egli conoscesse solo per altrui citazioni o epitomi è pertanto ancora aperto e di grande rilevanza”. Nella mostra sono esposte per la prima volta tutte le opere che Dante cita esplicitamente e che presumibilmente ha letto, quindi parte d’una sua “biblioteca”, in base agli accertamenti più recenti e secondo un percorso rappresentativo del suo iter intellettuale e poetico.

Saranno esposti i codici dei secoli XIII e XIV, ovvero libri che corrispondono alle tipologie manoscritte che Dante potrebbe aver praticato; alcuni codici provenienti dal fondo duecentesco della biblioteca di Santa Croce, il convento fiorentino che potrebbe aver ospitato la prima formazione del poeta.

I manoscritti saranno ordinati tematicamente e cronologicamente secondo lo sviluppo dell’opera dantesca, in base anche ai suoi possibili spostamenti prima e dopo l’esilio. Saranno, invece, escluse tutte le opere che dalla critica sono state a lui ricondotte in base ad ipotesi, allusioni o riscontri degli interpreti moderni, spesso discordi, privilegiando invece quei testi, coi loro antichi libri, che con maggiore sicurezza permetteranno al visitatore di conoscere e d’esplorare i punti fermi della “biblioteca” dantesca.

La mostra è articolata in sei grandi sezioni: La Bibbia e la tradizione cristiana; La tradizione classica: gli Auctores nella Vita nuova; La tradizione romanza; La tradizione classica dalla Vita nuova; Retorica e trattatistica medievale; Filosofia, scienza e teologia.

L’ impostazione della mostra, che fa perno su un prima e un dopo la Vita nuova, vuole distinguere due fasi della biografia dantesca e della sua “biblioteca”, quella riferibile alla vita fiorentina e quella, testimoniata nelle opere successive al libello giovanile, segnata invece dall’esilio.

Tra le fonti letterarie di stile e invenzione per Dante spiccano il Giovenale parigino o il Lancillotto della Marciana di Venezia, dalle cui storie fuoriesce una delle immagini più celebri della poesia dantesca, quella del bacio tra Paolo e Francesca, doppione infernale del bacio letterario fra Lancillotto e Ginevra.

C’ è spazio anche per una immersione digitale nella iconografia dantesca di luoghi, paesaggi e personaggi del Poema. Nei giorni 7, 8 e 9 ottobre si terrà all’Accademia Nazionale dei Lincei il convegno internazionale incentrato sulla cultura che ha presieduto all’opera di Dante.

(di Luciano Fioramonti/ANSA)

Lascia un commento